Moschea aperta, una questione di civiltà

Il Varese social forum interviene sulla questione della libertà di religione e sul recente consiglio comunale in tema di Moschea

E così la moschea non sarà chiusa. Caduti i furbi quanto ridicoli stratagemmi per descriverla come un antro privo delle elementari garanzie di igiene e sicurezza. E non è più una cripta per misteriosi ospiti che, con barba o peggio, senza barba, chissà di quali messaggi eran portatori, da integralisti capaci di minare l’integrità padana, fondamentalisti sovvertitori delle fondamenta del nostro superiore viver civile, bigotti affamati e straccioni cospiratori contro l’ obeso liberismo della banda del buco, quello dei miliardi esuli fin’ora fuor della patria ed ora finalmente rimpatriati con l’onore e il fragor delle armi, che non fa più udire i conflitti d’interesse, l’onore della giustizia, le rogatorie, la concertazione.

I cittadini non vanno spesso ad assistere alle riunioni del Consiglio Municipale. Non sarebbe però tempo perso se ci andassero quando l’argomento da discutere è di grande importanza: sentirebbero come se la cavano gli eletti a rappresentarli, quali argomentazioni usano e, soprattutto, con quale preparazione si presentano a discutere.

Quella sera, dalle argomentazioni varie risultava in modo evidente il penoso grado d’ignoranza dei termini del problema che si affrontava.
E quanta sufficienza nel definire la psicologia del mussulmano, del suo endemico fanatismo, del suo odio naturale per tutto quel che non è islamico !

Abbiamo anche assistito, quella sera, ad un vero shaw di esegesi coranica di alta scuola binelliana, per provarci quanto incombente era ed è il fanatismo islamico.

L’ argomento della moschea era importante: di quelli che toccano le fibre più sensibili di una grande parte dei lavoratori immigrati, delle loro famiglie e di coloro che seguono le loro vicende dall’estero, dalle terre da cui, per fame, hanno emigrato in terra straniera, e in una terra che tale, purtroppo, vuole rimanere.

Il diritto alla moschea, di per sé non è un problema nei paesi civili.
Diventa problema laddove lo si lasciare nelle mani di gente, a parte rare eccezioni, per lo più impreparata e per giunta, come lo abbiamo constatato, animata da avversione razziale per il diverso, dal bigottismo più nero, dalla paura di essere scavalcati ed inquinati da una civiltà a cui la nostra, dixit, è superiore. Ma è troppo dire che ci stiamo scoprendo razzisti e xenofobi ?

Vorremmo poi chiedere quanti di quei nostri rappresentanti in sede comunale hanno mai parlato con un mussulmano, se lo hanno mai visto in preghiera, se sanno qualcosa dei loro affetti in famiglia, del loro modo di ospitare e quello di ricambiare un favore. E del loro sapere, cosa sanno? O fingono d’ignorare che già quarant’anni fa, risultava dai sondaggi che la media dell’istruzione degli immigrati dai paesi mussulmani superava la media europea? Vi fa male saperlo, signori della giunta?

Con la decisione presa di lasciare che la moschea di Varese continuasse ad esercitare il suo ministero religioso e culturale, perché di questo si tratta, ci saremmo aspettati che a questo luogo di culto ed ai suoi promotori si riconoscesse pubblicamente, senza reticenze o cautele, il carattere che noi vogliamo si attribuisca ai nostri propri luoghi di culto e ai nostri luoghi di aggregazione di giovani e non giovani.

Invece qualcosa si è voluto pagare per sedare apprensioni e malumori padani ed è l’occhio elettronico puntato sul quel luogo di culto a sbirciare implacabile come deterrente di chissà che cosa. «Meno male», ha detto qualche mussulmano, «così capiranno che qui si viene per pregare».

Certo è meglio delle sceneggiate di Sharon, pardon Borghezio, di recente memoria.
Ma quell’occhio sarà sempre l’occhio del padrone, diffidente della preghiera e dei preganti, non quello dell’ospitante zelante e premuroso verso chi sente il bisogno di appartarsi con Dio.

E non sarebbe, invece, degno d’un paese civile, promuovere iniziative nostre o loro o di entrambi, affinché alla moschea sia data la possibilità di risolvere, senza intralci burocratici, gli inevitabili problemi pratici e amministrativi a cui l’organizzazione di questo luogo pubblico di preghiera può andare incontro?

Non dimentichiamo poi che i nostri giovani amano gravitare attorno agli oratori. E ai giovani mussulmani dispiacerebbe forse se la loro moschea avesse la possibilità di disporre di luoghi, attrezzature, mezzi didattici, per vivere un’aggregazione più facile e gratificante tra di loro, più sicura, più proficua anche, dal punto di vista morale, culturale e magari ricreativo ?

E a chi dovrebbe far paura che un giorno non sia più utopia che un po’ nei nostri oratori, un po’ nei loro, quando ci saranno, possano incontrarsi, conoscersi e divertirsi i nostri giovani ed i loro. Se siamo un paese civile!

Saremo sempre più numerosi e diversi, anche se integrati negli stessi ordinamenti civili, ma saremo sempre più uguali. E’ inutile ribellarsi alla storia: sarebbe come rivoltarsi in una bara, la bara di chi si chiude nella convinzione della propria superiorità.

Varese Social Forum

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Pubblicato il 26 Novembre 2001
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