«Sulle sue dimissioni Lazzari non la racconta giusta»

Fabio Binelli racconta la sua versione circa le posizioni della Lega sulla vicenda che ha portato l'assessore al bilancio all'abbandono della Giunta

Dopo alcuni giorni in cui hanno imperversato dichiarazioni di fuoco sulla presunta ingerenza delle forze politiche nella vita amministrativa della città, è giunto il tempo di riprestinare un po’ di verità su quanto accaduto. Le inopinate, e per molti versi incredibili affermazioni dell’ex assessore Lazzari hanno dato la stura a una serie di commenti che hanno dipinto una città in balia delle segreterie di partito che impongono agli amministratori scelte contrarie alla logica e al buon senso, giungendo perfino ad evocare l’epoca di tangentopoli.
Ma proprio il caso di Varese Risorse, citato da Lazzari come esempio di pesante interferenza partitica, è la riprova del contrario: la Lega difende la città dal ritorno di prassi improprie nella pubblica amministrazione.
Nella lettera con la quale Lazzari spiega le sue dimissioni, egli fornisce una versione alquanto distorta degli avvenimenti concernenti Varese Risorse. Egli sostiene di aver proposto alla Giunta un documento in cui si proponeva che l’amministratore delegato di Varese Risorse, società che gestisce il teleriscaldamento (partecipata al 9% dal Comune di Varese, al 51% da Aspem e al 40% da una società privata) venisse liberamente scelto dal Consiglio di amministrazione della società; egli era assolutamente indifferente alla persona individuata. Secondo Lazzari, un collega di giunta per motivi politici avrebbe impedito l’approvazione del documento e questa pesante interferenza politica avrebbe causato le dimissioni.
Nella realtà, l’assessore Lazzari già da parecchi mesi era tutt’altro che indifferente alla scelta dell’amministratore delegato di Varese Risorse. Con lettera del 20 luglio 2001, egli scriveva al Consiglio di amministrazione di Varese Risorse: «Ricordo l’accordo dei soci su alcune impostazioni e scelte. Sta bene la nomina ad amministratore delegato dell’Ing. Luciano Levati, consigliere di amministrazione del socio privato, perché:
– egli rappresenta la memoria storica della società, avendo partecipato a vario titolo sin dagli inizi alla sua costituzione e gestioni nonché alla progettazione e costruzione degli impianti;
– egli è qualificato all’alta carica per formazione, competenza, esperienza, relazioni, carattere e temperamento;
– infine, last but least, tramite un proprio amministratore designato il socio privato può mettere a disposizione della società i vantaggi derivanti da un’articolata struttura e da competenze ed esperienze gestionali in settori determinanti per il successo della società».
La lettera cita un presupposto accordo tra soci (perché oggi Lazzari parla di libertà decisionale del Consiglio di amministrazione, mentre a luglio imponeva "accordi tra i soci"?) che non esisteva neppure, non essendosi pronunciati a favore della nomina di Levati ne Aspem (socio di maggioranza) né l’organo competente del Comune di Varese (la Giunta).
Inoltre l’entusiastico giudizio di Lazzari sull’Ing Levati era del tutto personale, in quanto proprio il suo ruolo determinante nella fase di avvio di Varese Risorse (sulla quale fase pende il giudizio della magistratura per fatti connessi a Tangentopoli), non lo rende particolarmente in sintonia con le linee nuove portate in  Comune dalla Lega Nord. A questo si aggiunge che, in sede di assemblea, una relazione del precedente presidente di Varese Risorse sull’operato di Levati destava più di qualche perplessità sulla sua nomina ad amministratore delegato.
Viene da chiedersi inoltre se le competenze tecniche necessarie non potessero essere ricercate negli altri consiglieri di amministrazione di nomina comunale oppure nell’altrettanto qualificata struttura del socio di maggioranza Aspem.
Infine è stata mia personale premura, in quanto capogruppo della lega nord, segnalare all’assessore Lazzari che appariva alquanto inopportuno che il rappresentante del comune si facesse alfiere del trasferimento di tutti i poteri operativi al socio privato di Varese Risorse: si trattava di una privatizzazione di fatto, senza neppure i vantaggi economici per la Pubblica amministrazione, una vera e propria regalia!!
Malgrado i reiterati appelli al buon senso fatti a Lazzari, egli ha perseguito la sua insostenibile posizione personale (probabilmente motivata da amicizia personale nei confronti di Levati) fino a giungere allo scontro finale e alle sue dimissioni.
A dispetto di quanto affermato da molti, io ritengo che nella vicenda Varese Risorse, la Lega Nord abbia dimostrato ancora una volta il suo assoluto rispetto per il ruolo dell’ente pubblico nelle aziende partecipate, contrastando con decisione la tentazione di gestioni personalistiche della cosa pubblica.

Fabio Binelli
Capogruppo Lega nord per l’Indipendenza della Padania

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Pubblicato il 26 Novembre 2001
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