Torna sul piede di guerra il comitato per l’autonomia dell’ospedale

I rappresentanti Arnaboldi e Annoni chiedono chiarimenti all’Azienda Sanitaria sui pochi stanziamenti destinati presidio della città. Chiamata in causa anche l’amministrazione comunale

Dopo mesi di silenzio, il Comitato per l’autonomia dell’ospedale di Saronno, torna sul piede di guerra. Nel mirino dei rappresentanti, Pierluigi Annoni e Angelo Arnaboldi, vi sono i grossi stanziamenti da parte dell’azienda ospedaliera per i lavori di ammodernamento e ristrutturazione previsti dall’azienda Sanitaria. “Ci siamo accorti che la quasi totalità degli interventi sarà effettuata sul presidio di Busto, lasciando poche briciole per il nostro presidio”. Subito le domande si fanno roventi: “Non è che il nostro presidio sarà a breve trasformato in un grande ambulatorio? Un punto raccolta di pazienti da inviare poi a Busto per le cure specialistiche del caso, per dare così la possibilità di tenere in piedi una struttura imponente con dei costi altissimi? É vero o no che il deficit aziendale è dovuto al presidio di Busto?”

 

Il Comitato pone così una serie di domande, chiamando in causa promesse e aperture di dialogo che avevano caratterizzato gli ultimi incontri con l’Azienda Sanitaria, come l’acquisto dell’apparecchiatura per la risonanza magnetica o dell’acceleratore lineare (per la cura dei tumori). “Ci chiediamo, inoltre, il perchè del ritardo di due anni dell’apertura del nuovo padiglione chirurgico. Mancano forse i fondi? Ci sono grossi investimenti e ci si dimentica di completare i vecchi?”

 

Nonostante alcune favorevoli considerazioni sul questionario proposto dall’azienda ospedaliera, nel quale si chiede ai cittadini se sono soddisfatti del servizio, il comitato sottolinea che “il vero problema è la mancata previsione di investimenti in tecnologie indispensabili per una medicina al passo coi tempi. Inoltre, manca una seria indagine sulle liste di attesa che ci sembrano ancora troppo lunghe”. Altre lamentele riguardano “i segnali giunti dal personale per quanto riguarda la sicurezza degli ambienti del lavoro. Anche in questo campo è stato fatto poco”.

 

Arnaboldi e Annoni denunciano, senza nascondere un certo allarmismo, che “dopo aver preso visione del piano Socio-Sanitario Regionale 2002-2004, abbiamo appreso il ridimensionamento, ed in alcuni casi la chiusura, di una quarantina di ospedali. Visti i continui tentativi di trasferire fette di attività (di medicina nucleare, di laboratorio, di servizio trasfusionale, attività amministrative, attività chirurgiche) al presidio di Busto, non vorremmo essere messi nelle condizioni di rientrare nella quota di ospedali da ridimensionare previsti nel Piano Regionale”.

 

“Siamo curiosi di sapere cosa ha fatto, sta facendo o ha intenzione di fare l’amministrazione comunale, che si era espressa per l’autonomia del nostro presidio – conclude il Comitato – di fronte all’immobilismo dei dirigenti della nostra Azienda che sono sì impegnati a potenziare l’Azienda, ma forse intendono solo il presidio di Busto Arsizio”.

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Novembre 2001
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