Aereo precipita a Jerago

Un aereo da turismo svizzero si schianta in una zona boscosa a poche centinaia di metri dalle case. Quattro le vittime

Quattro morti. Questo il bilancio dello schianto di un aereo da turismo svizzero, un Beech Duke Hb-Gfa bimotore, precipitato in un bosco di Jerago con Orago a poche centinaia di metri da un abitato del comune, fra le via Carducci e Leopardi. Le vittime sono Silvano Pozzi, di Morbio Superiore di 66 anni, residente a Mendrisio, Bruno Lomazzi di 53 anni, Enrico Lomazzi di 18 anni, padre e figlio di Verbania (il figlio aveva la residenza in Germania), Gianfranca Mauri Borsa di 56 anni di Chiasso, originaria di Pavia. 

Il velivolo era partito da Nizza e avrebbe dovuto atterrare all’aeroporto di Locarno. Stava sorvolando i cieli del Gallaratese, quando il pilota del velivolo ha lanciato il segnale di allarme. Un segnale raccolto dalla torre di controllo di Linate, poco prima dello schianto. Addirittura qualche minuto, tanto che non è stato possibile stabilire un’ulteriore comunicazione con il pilota del bimotore. Massimo riservo sulle cause dell’incidente, sulle quali è stata aperta un’indagine condotta dal pubblico ministero Giuseppe Battarino, che ha provveduto a sequestrare tutte le registrazioni delle comunicazioni e i tracciati radar, che faranno luce sulla dinamica dell’accaduto. Il magistrato non ha escluso l’ipotesi che il pilota stesse tentando di atterrare a Malpensa, in un estremo tentativo di evitare il peggio. Al vaglio degli inquirenti sono tutti i documenti ritrovati in quello che è rimasto del piccolo aereo. Un’agenda e un telefono, appartenuti alla donna deceduta e che recava ancora le tracce del suo sangue, erano invece sul tavolo del pm, nelle ore in cui si cercava faticosamente di avvertire i parenti delle vittime.

Quello che è successo poco prima dello schianto, per ora è dunque da appurare. Dei minuti precedenti l’impatto ci sono solo le testimonianze oculari di coloro che abitano a poche centinaia di metri in via Carducci. Come Settimo De Toni, un contadino che ha la sua cascina proprio dietro il bosco. Si trovava in giardino. «Ero fuori – ha dichiarato – ho visto l’aereo arrivare da sud, volava molto basso a circa ottanta metri da terra e a sentire il rumore era come se perdesse i colpi, superato di poco il prato e il bosco ha fatto una virata, si è impennato. L’ho visto cadere e poi ho sentito il botto dello schianto, sono corso nel bosco e ho trovato l’aereo distrutto con il muso piantato per terra». Nessuna esplosione in aria, anzi stando a quanto visto e sentito da De Toni, era come se il motore si fosse spento prima ancora di cadere. «Il motore scoppiettava come se fosse finito il carburante» racconta invece Mario Giudici, anche lui fra primi ad arrivare sul posto della tragedia. «Quando sono arrivato c’era del fumo, non tanto, e sentivo puzza di cherosene, per paura di una esplosione mi sono allontanato e con altri ho cercato di tenere lontano quelli che arrivavano». Secondo alcuni era come se il bimotore, visto il prato che precede il bosco avesse cercato di tornare indietro per atterrarvi o per evitare l’abitato nei pressi del bosco. Di certo l’anomalia del rumore, la vibrazione strana delle ali hanno fatto pensare subito al peggio.

Le indagini chiariranno come realmente sono andate le cose e se all’origine del disastro ci sia stata un’avaria o piuttosto la mancanza di carburante. Diranno anche chi fosse alla guida del velivolo e a chi apparteneva il velivolo. 

Il relitto dell’aereo, impiantatosi nel terreno, non è stato rimosso dal luogo dell’impatto. E così non saranno spostati neppure i pezzi sbalzati fuori dall’abitacolo, come i sedili della cabina e le parti della fusoliera. L’intera area è stata infatti recintata e sarà presidiata per l’intera notte dai carabinieri e dalla protezione civile di Jerago con Orago. Così si presenterà anche per la giornata di domani, sabato, quando sarà a disposizione degli inquirenti. Solo dopo il velivolo sarà rimosso anche con l’ausilio dei vigili del fuoco che oggi hanno lavorato delle ore per cercare di districare i corpi delle vittime dalle lamiere. Ad assistere ai soccorsi centinaia di persone, soprattutto jeraghesi, molti dei quali hanno visto l’aereo precipitare oppure sentito il tremendo schianto al suolo. 


Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Agosto 2002
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