L’affaire Borri va dritto in Procura

Sull'acquisto dell'ex calzaturificio condotto dalla giunta Tosi tutti chiedono chiarezza. Il sindaco depositerà gli atti alla magistratura

Verità, chiarezza e trasparenza. Sono le parole risuonate a più riprese e da ogni parte politica nell’aula del consiglio comunale di Busto Arsizio. Sull’ex calzaturificio Borri, acquistato fra le polemiche dalla giunta capitanata da Gianfranco Tosi, il sindaco Luigi Rosa ha calato una decisione importante, annunciata ieri sera. Gli atti dell’acquisto e le delibere comunali saranno consegnate alla Procura della Repubblica nei prossimi giorni. Le presunte anomalie che peserebbero sull’acquisto dello storico stabile, saranno vagliate dunque dalla magistratura. Ad essa spetterà valutare le delibere approvate durante l’agosto del 2001 e che portarono agli accordi fra il comune e la società che alla fine cedette l’area per sette miliardi e mezzo di lire.
E le anomalie sarebbero quelle evidenziate in una relazione che il consigliere dei Progressisti Angelo Verga, a nome di tutto il centrosinistra e di Rifondazione ha esposto in aula. La proposta delle opposizioni era quella di una commissione di indagine, ma il sindaco ha rilanciato a sorpresa. «Questa vicenda ha avuto una enorme importanza anche dal punto di vista economico e richiede un necessario approfondimento e la ricerca di chiarezza, per questo indipendentementre dalla commissione di indagine consegnerò alla procura gli atti e la relazione» ha dichiarato.
Ma quali le anomalie denunciate da Verga e contenute nella sua relazione? Secondo i documenti collezionati dal consigliere la delibera di giunta dell’agosto del 2001 che approvava l’acquisto dell’ex calzaturificio prevedeva un accordo di cessione con l’immobiliare Euromilano. Ma quest’ultima comprerà solo successivamente la proprietà da un’altra società, l’Azzurra. «Troppo facile fare affari così» dice la minoranza. Un’operazione che per l’opposizione avrebbe aperto le porte ad una speculazione sullo stabile e ad una conseguente lievitazione dei prezzi, dai sette miliardi per l’acquisto ai dieciassette per la messa in opera, che di fatto ha azzerato in un solo colpo i fondo europei che il comune aveva ottenuto in quell’anno.
L’affaire dell’ex calzaturificio aveva già a suo tempo sollevato aspre polemiche. Si era parlato addirittura di crisi della giunta e la rottura con la base leghista e con i neoalleati del Polo, se non aveva avuto conferme ufficiali allora, le ha sicuramente oggi che l’esigenza di fare chiarezza è stata espressa all’unanimità.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 25 Gennaio 2003
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