Ospedale, Regione e Università: l’imperativo è collaborare

Il consigliere Adamoli traccia gli scenari per l'ospedale varesino

Lettera aperta  al Direttore Generale dell’Ospedale di Varese

di Giuseppe Adamoli – Consigliere regionale della Margherita

Caro Direttore Generale, non La conosco personalmente, ho soltanto letto il suo curriculum che è senz’altro di tutto rispetto. Non dubito dunque delle Sue qualità professionali, anche se la Sua nomina e quella dei suoi colleghi sono avvenute in un quadro di lottizzazione politica evidente e sfacciata che, in moltissimi casi, si è riflessa nella scelta dei direttori sanitari e di quelli amministrativi. 

Lei sa bene che il Suo compito a Varese sarà arduo. Il nostro è, per molti aspetti, un Ospedale di eccellenza. Con Università e ricerca di alto livello. Con primari e personale di valore. Con reparti all’avanguardia. Con strutture ospedaliere a Cuasso al Monte, Luino e Cittiglio che rappresentano una rete un po’ declinante ma ancora forte.

I problemi sono tanti e seri. La continua ricerca di un equilibrio positivo Ospedale-Università, la costruzione del nuovo nosocomio, la valorizzazione dei presidi sul territorio sono soltanto gli esempi più importanti.

Ma c’è un’altra problematica che mi preoccupa ancora di più. E’ la distanza accresciuta, nell’ultimo decennio, fra l’Ospedale e la città. Lo dimostra il dibattito quasi inesistente che si è avuto intorno alla decisione di costruire i nuovi padiglioni dentro l’area attuale, piuttosto che realizzarli in altra sede idonea e disponibile. La responsabilità, sia chiaro, non è stata soltanto della guida ospedaliera, ma anche delle amministrazioni comunali, insipienti e inerti, che si sono succedute. Dico questo non per recriminare, ma per sottolineare lo scarsissimo coinvolgimento del territorio nell’assunzione di decisioni chiave che riguardano l’intera comunità.

La Sua nomina avviene poi in un tempo nel quale sull’istituzione ospedaliera in generale si scaricano le tensioni derivanti da una politica regionale sbagliata che ha trascurato l’attività di prevenzione e la medicina di base. E in più avviene nel contesto di una insoddisfazione popolare assai diffusa e profonda derivante dall’introduzione di tickets sanitari iniqui che colpiscono anche i malati cronici quali cardiopatici, diabetici, ipertesi e così via.

Molti problemi traggono origine da errori recenti e da altri più antichi. Come quello di considerare l’ospedale un’azienda come le altre, nel tentativo mal riuscito di garantire funzionalità ed efficienza e tenere sotto controllo il bilancio e la spesa. La regione Lombardia ha purtroppo portato all’estremo questa impostazione, così come l’illusione che, affidandosi all’onnipotenza di un manager, si potesse migliorare la qualità della gestione e dell’assistenza.

Ciò che manca, infatti, a Lei come ai Suoi colleghi Direttori generali, non è certo il potere. Questo lo avete in misura enorme. Più di quello di un amministratore delegato di qualsiasi azienda privata. In questo quadro il dispotismo da una parte e il paternalismo dall’altra sono rischi gravi. Per molti aspetti tutto dipende da Voi secondo lo slogan “un uomo solo al comando”, per un altro verso siete lo strumento di una centralizzazione regionale sempre più insopportabile.

Detto tutto ciò, il mio invito caloroso e il mio augurio li posso sintetizzare così. Non si senta vincolato dal potere politico che l’ha nominata. Investa di maggiori responsabilità il collegio dei sanitari, oggi troppo debole e quasi inutile. Accetti il confronto con l’Università su un piano alto, costruttivo e senza gelosie. Dia voce agli operatori interni che devono sentirsi pienamente coinvolti nella cura attenta e sensibile dei pazienti. Si apra alla città e solleciti la cooperazione dei sindaci del territorio e delle organizzazioni sociali.

Forse perderà per strada qualche sponsor politico, ma guadagnerà la collaborazione e la stima dei cittadini che vogliono bene al loro ospedale.

Giuseppe Adamoli
Consigliere regionale della Margherita

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Pubblicato il 26 Gennaio 2003
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