Rashid: «C’è sempre un tempo per la pace»

Varese - Elezioni, guerra dietro l'angolo e la sofferenza del popolo palestinese nella testimonianza del primo segretario della delegazione generale palestinese in Italia

«C’è un tempo per la guerra e uno per la pace, questo è certamente il tempo per la pace». Cita Rabin con rispetto e convinzione Alì Rashid (foto) primo segretario della delegazione generale palestinese in Italia che ha incontrato la società civile varesina in un atteso incontro organizzato da Universauser. D’obbligo una battuta sulle elezioni in Israele, ad urne calde, che hanno visto l’affermarsi del falco Sharon, in un periodo storico cruciale per il Medio Oriente e gli equilibri dell’intera regione. «Il motivo di questa vittoria che sottrae seggi ai laburisti nel parlamento israeliano, la Knesset, – afferma Raschid – vede la schiacciante vittoria dei conservatori che risiede nell’incapacità dei laburisti nel saper parlare alla società israeliana, come invece ha saputo fare Rabin. Israele è stato consegnato alle frange più estremiste che si oppongono alla ripresa dei negoziati e delle trattative sulla base degli accordi di Oslo».

Poi la guerra alle porte, col pericolo di un “effetto Cecenia” in Medio Oriente. «Alcuni esponenti politici hanno parlato apertamente di espulsioni e giri di vite ai danni del popolo palestinese anticipando uno scenario che già si è vissuto in altri frangenti – ha continuato Rashid. L’ombra di un conflitto in Irak rappresenta il pericolo che l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale si sposti sulle operazioni militari nel Golfo senza più seguire ciò che accade in Israele: proprio ciò che successe in Cecenia all’indomani dell’invasione americana in Afghanistan. Questa guerra è pericolosissima perchè concorrerà a far saltare tutti gli equilibri presenti nell’intera regione mediorientale. Come rappresentante popolo palestinese non posso che essere preoccupato per questa situazione: Bush ha diviso il mondo in due parti: i buoni e i cattivi. Noi siamo tra i cattivi e saremo tra i primi a pagare le conseguenze di questa visione».
Ma c’è qualcosa che una piccola città come Varese può fare per la pace? «C’è sempre spazio per la pace e anche in una città come Varese, lontana dai riflettori. Si può fare qualcosa – conclude Rashid. Per esempio favorire i momenti di incontro fra palestinesi e israeliani, coinvolgendo le persone nella questione palestinese: un fatto di cui si parla spesso ma che molti non conoscono a fondo».

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Pubblicato il 29 Gennaio 2003
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