Un profondo rapporto d’amore lega la città al suo ospedale

Il Direttore Generale dell'ospedale di Circolo Roberto Rotasperti replica alla lettera del consigliere regionale della Margherita Giuseppe Adamoli

Egregio Consigliere Adamoli,

Ho letto con curiosità, ma soprattutto con attenzione, la lettera aperta indirizzatami. I contenuti proposti mi offrono l’occasione per alcune osservazioni e precisazioni. La prima riguarda gli elementi di valutazione politica più strettamente legati alla normale dinamica maggioranza – opposizione che evidentemente riguardano il ruolo che Ella riveste, non un manager quale io sono.

Detto questo non voglio sottrarmi alle sollecitazioni, anche se non è nel mio stile farlo in termini polemici.

Per quanto riguarda la "pretesa" lottizzazione, ebbene il problema è vecchio quanto il mondo. Non penso che l’esercizio del potere sia cambiato sostanzialmente rispetto agli anni nei quali Ella sedeva al tavolo della Giunta Regionale. Certo l’elezione – o la nomina – ai vertici di una qualsiasi realtà da parte degli organi preposti non deve mai prescindere dai requisiti professionali e umani idonei alle posizioni da ricoprire. Se questo principio è fatto salvo allora l’esercizio del potere di nomina diviene non soltanto legittimo e dovuto, ma persino etico. Tanto più quando le nomine si fondano sul rapporto fiduciario e sulla condivisione di un progetto, come nel caso che mi riguarda. Parlare poi di sanità e di problematiche ad essa legate è inevitabile. Anche perché tocca un bene, quello della salute, certamente caro a noi tutti.

Enfatizzare le criticità è certamente funzionale all’esigenza di svolgere un ruolo di opposizione, qualunque essa sia. Non può certo, però, essere condivisa una generalizzata critica alla politica sanitaria della Regione e per ragioni oggettive: tutti i sondaggi hanno dimostrato apprezzamento da parte dei cittadini e un consenso ampio, molto superiore al passato.

Le ragioni sono evidentemente molte ed io vorrei citare due indicatori molto semplici. Il primo è la riduzione drastica dei tempi di attesa per l’esecuzione di prestazioni ambulatoriali: – dai sei mesi di qualche anno fa a poche settimane – in molti casi pochi giorni – di oggi – fatto che tutti gli utenti hanno percepito; il secondo è la crescente domanda di prestazioni sanitarie di cittadini provenienti da altre regioni – i ricoveri hanno toccato il 12% con tendenza all’aumento – segno evidente che la sanità lombarda è considerata di alta qualità da tutti gli italiani.

Devo aggiungere inoltre che a Varese ho trovato una situazione ben lontana dalla decadenza e problematicità che traspare dalla Sua analisi. Ho trovato una realtà che racconta del profondo amore che lega i varesini all’Ospedale, fin dal lontano 1173 con l’allora "Spedale Nifontano" (diversamente da altre realtà la comunità varesina si è sempre occupata delle vicende dell’Ospedale) e che oggi si esprime con una realtà operosa straordinaria rappresentata da oltre 25 associazioni di volontariato che a vario titolo operano a lato o addirittura dentro l’Azienda Ospedaliera.

E che dire poi del mondo dell’informazione locale, che segue quotidianamente la realtà del nosocomio varesino? Non è forse anch’essa segno dell’attenzione della cittadinanza per l’Ospedale?

La verità è che oggi i parametri di valutazione per giudicare l’attenzione e la capacità di dialogo sono cambiati. E’ vero c’è la politica con le proprie manifestazioni, i propri riti, ma la società civile si esprime anche con altri mezzi, e con un diverso linguaggio. Questo per dire con chiarezza che l’Ospedale di Varese non è isolato.

Tra i punti cardine del mio mandato ho posto, con alta priorità, quello di un nuovo e più stretto rapporto con l’Università dell’Insubria. Una sinergia totale e proficua che ha come obiettivo il miglioramento della qualità del servizio da prestare al cittadino varesino e non. Una sinergia tra il compito primario dell’ospedale di curare e la funzione dell’Università di formare nuovi medici e nuovi infermieri. La formula è racchiusa in uno slogan elementare: lavorare insieme, medici ospedalieri ed universitari, quotidianamente, per la tutela della salute dei cittadini.

Da ultimo vorrei ricordare che la sfida per l’ammodernamento della Sanità Regionale è un compito al quale tutti debbono concorrere, sia pure da posizioni diverse ed anche distanti. Credo tuttavia che al centro di ogni riforma vada messa la persona. Sempre e comunque. Credo altresì che quello attuato oggi in Lombardia sia l’unico vero tentativo di riforma posto in essere da tempo immemorabile; certo è suscettibile di azioni migliorative, ma contiene spunti di originalità che non avevamo conosciuto in passato.

I cittadini lombardi hanno dato prova di voler seguire con attenzione la riforma sanitaria, di saper valutare, soppesare, negare o elargire consensi in relazione ai risultati. Detto questo, caro Adamoli, nella mia carriera professionale ho sempre posto il dialogo come strumento dell’agire. Lo stesso farò nei confronti di chi si porrà come interlocutore creativo e costruttivo.

Ho privilegiato l’operosità e la concretezza impegnandomi nella costruzione e attivazione a Lecco di un grande ospedale – che La invito a visitare – che, per modernità, non teme confronti non soltanto con le strutture del nostro Paese.

E’ quello che farò anche qui a Varese.

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Pubblicato il 29 Gennaio 2003
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