Elettrosmog: referendum cenerentola per una questione delicata

Varese - Rifondazione comunista spiega il "Sì" anche al secondo referendum del 15 giugno: quello contro le servitù per i cavi elettrici

Soffocato dal grande dibattito sull’articolo 18, del referendum sulla “servitù da elettrodotti” non se n’era pressoché mai sentito parlare. Eppure si tratta di uno di quegli argomenti “da prima pagina” su cui il 15 giugno i cittadini sono chiamati ad esprimersi: quello che nell’immaginario collettivo è definito come elettrosmog, l’inquinamento creato dal passaggio dell’energia elettrica.

Alzino la mano infatti quanti sanno di essere chiamati ad esprimersi nelle prossime consultazioni referendarie su una questione legata all’elettrosmog, e non di poco conto. La servitù da elettrodotto, quella che i cittadini sono chiamati a decidere se abrogare o no, è una norma degli anni trenta, quando era necessario elettrificare l’Italia: si tratta in sostanza di una norma che dava priorità assoluta al passaggio dei cavi dell’alta tensione, imponendone appunto la “servitù di passo”.

Dopo settant’anni, ovviamente, lo scenario dell’energia è totalmente cambiato: «Oggi, in una situazione di liberalizzazione dell’energia elettrica, una norma del genere serve solo ad imporre a tutti il business dei privati – spiega Ezio Locatelli, segretario regionale di rifondazione comunista (nella foto insieme a Giovanni Bonometti) – ma gli interessi delle imprese non possono sacrificare il diritto alla salute. Una battaglia molto sentita, malgrado il Governo stia cercando di far passare sotto silenzio tutto per delegittimare questo istituto: e la misura di questa sensibilità la danno i tanti comitati contro le antenne per i telefonini, un’altra pesante forma di elettrosmog di questi tempi».

La conferenza stampa è stata occasione di ribadire il Si’ di rifondazione comunista anche per il referendum sull’articolo 18, di cui RC è stata promotrice «Un Sì che si sta allargando a macchia d’olio – spiega Giovanni Bonometti, segretario provinciale di Rifondazione Comunista – il nostro comitato, che raccoglie una serie di soggetti molto più ampio della nostra realtà, deve continuare a rifornire di materiale i comitati spontanei che sono sorti: significa che i lavoratori sono sempre più convinti che con questo referendum si sta giocando una partita importante».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Maggio 2003
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