La tomba al cimitero è il segno di una comunanza di destino
Varese – La riflessione di monsignor Mafffi sul dibattito aperto da Varesenews
Ho letto, soffermandomi sui giornali, una notizia che mi ha incuriosito e imbarazzato: la regione Lombardia, prima tra le regioni italiane, sta per emanare una disposizione che dà la possibilità ai familiari di disporre delle ceneri dei propri defunti, custodendole o spargendole nel territorio della regione Sono abituato a tentare di capire le motivazioni di una scelta che istintivamente non condivido; ci ho pensato parecchio; metto a disposizione alcune semplici note.
Mi sembra di leggere dentro questa scelta una fatica a misurarsi con il momento della morte; aumentano le persone che esorcizzano la malattia, che mettono la morte alle porte della vicenda umana; è quasi una vergogna essere ammalati; non è una buona cosa partecipare agli altri le sofferenze di un lutto. Questo comporta anche una fatica grande a crescere nel rispetto della tradizione e nel desiderio di far diventare la memoria del bene vissuto, un riferimento per le scelte fondamentali della vita. La morte diventa un avversario. Non staremo perdendo la capacità di quella riflessione importante, decisiva per la nostra vita, che è il pensiero della nostra finitezza? È anche questa consapevolezza che ci aiuta a discernere ciò che non è essenziale, ciò per cui pertanto non vale la pena di spendere le migliori energie che abbiamo in noi. Ma c’è una seconda considerazione che mi sembra rilevante. Gli uomini di ogni tempo, costruendo necropoli o cimiteri, hanno sempre consegnate le spoglie mortali a un luogo avvolto dalla dimensione sacrale e dalla valenza comunitaria. La tomba al cimitero è stata sempre segno di una comunanza di destino, a cui guardare con profondo rispetto perché l’uguale destino invoca il rispetto per ogni persona, in qualsiasi maniera abbia interpretato la sua esistenza. E il silenzio che per tanti anni ha caratterizzato i nostri cimiteri dichiarano il profondo rispetto per il mistero che avvolge ogni individuo, in particolare nel suo esito finale. Poche righe per dire un’amarezza di fronte a una scelta che non condivido; poche righe per sperare in qualche passo legislativo diverso.
Monsignor Peppino Maffi
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