Le grandi opere per Varese? Personaggi in cerca d’autore

Varese – Le considerazioni dell'architetto Cuccuru, a margine del convegno voluto dall'Associazione Architetti di Varese

Il convegno che l’Associazione AV Architetti Varese ha indetto nell’aula magna dell’Università dell’Insubria lo scorso 7 maggio, ha rappresentato un’occasione per conoscere il quadro degli interventi che le nostre Amministrazioni pubbliche hanno programmato in merito alla realizzazione delle opere ritenute utili o indispensabili per l’assetto futuro della nostra città.

Il consigliere regionale Buscemi, in sostituzione del presidente della Regione Formigoni non intervenuto, ha introdotto il convegno, soffermandosi a lungo sulle magnifiche sorti e progressive di Varese in conseguenza delle iniziative degli enti locali; Comune, Provincia e Regione, con le opere che dovrebbero essere finalmente attuate nel giro di pochi anni, a cominciare dalla tanto auspicata Pedemontana Varese – Brescia. Il consigliere si è anche soffermato sulle significative realizzazioni, negli ultimi dieci anni dall’attuale Amministrazione Comunale: un tratto di pista ciclabile attorno al lago di Varese e il ripristino della funicolare del Sacro Monte.

Il consigliere Buscemi ha inoltre anticipato la prossima emanazione della Legge Urbanistica regionale, in sostituzione di leggi obsolete tuttora vigenti. Le nuove disposizioni dovrebbero garantire una modifica nelle dotazioni di servizi pubblici da prevedere nei piani regolatori, e al posto degli attuali standard quantitativi, che accomunano incongruamente città come Milano e paesi come Pino sul lago Maggiore, si dovrebbero stabilire dotazioni più consone ai diversi contesti ambientali. La nuova legge inoltre, ispirata al decentramento decisionale degli strumenti urbanistici, dalla Regione alle provincie e ai comuni, dovrebbe favorire anche una maggiore qualità estetica degli interventi. Teorema tutto da dimostrare, non essendo chiaro chi dovrebbe decidere sulla qualità degli stessi. Non certo organi consultivi che ricalchino le famigerate commissioni edilizie responsabili del degrado dei nostri centri storici.

Gli interventi successivi, in rappresentanza del presidente della Provincia e del Sindaco, invocando ripetutamente le “sinergie” quale soluzione dei ritardi ricorrenti, hanno confermato la prospettiva rassicurante sul futuro di Varese, per quanto riguarda la dotazione di attrezzature e servizi indispensabili per risolvere gli annosi problemi che affliggono la nostra città.

Successivamente l’architetto Patrizia Buzzi, a nome dell’Associazione Architetti Varese, ha elencato le numerose opere la cui realizzazione dovrebbe avvenire nel triennio 2003-2005.

Il problema di fondo è stato tuttavia sollevato dall’architetto Laura Gianetti, della stessa associazione, con una serie di precise domande, poi riprese, in sintesi, dall’architetto Massimo Giuliani, presidente lombardo dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, il quale ha domandato semplicemente quale fosse il progetto di città a cui le opere programmate si riferissero. E qui i nostri amministratori non hanno dato segni di afferrare la domanda, dimostrando ampiamente che ognuno degli interventi elencati è stato programmato indipendentemente da una quadro strategico di riferimento. Tanto è vero che alle maggiori opere previste: i recuperi della caserma Garibaldi, della villa Baragiola, del Macello, del castello di Belforte, non è stata neppure individuata una destinazione funzionale. Nessun accenno peraltro è stato fatto riguardo alla mobilità, ai servizi, al verde, all’impatto ambientale, alla residenza popolare, tutti problemi che, in varia misura, attendono da tempo una soluzione organica.

E con questa indeterminatezza si è chiuso un convegno che, che ha sollecitato l’intervento polemico dei due giornalisti presenti, che hanno fatto rilevare l’assenza oltretutto di qualunque previsione riguardante l’indotto conseguente agli insediamenti previsti oltre a quelli già in fase di realizzazione: l’ampliamento dell’ospedale e dell’università.

Mi sembra che la conclusione corretta l’abbia tratta, sia pure discretamente, l’architetto Gianetti nel suo intervento:“Abbiamo visto una serie di “progetti nella città” ma non dei “progetti per la città”.

Progettare la città per parti, non aspirare ad una proposta in grado di tenere conto della ricchezza che sta nella eterogeneità formale e nel pluralismo culturale urbano… è una grave mancanza.

Una dichiarazione da sottoscrivere.

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Pubblicato il 20 Maggio 2003
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