L’etica ambientale, verso un nuovo umanesimo

Un incontro con il filosofo Luciano Valle, promosso dal Circolo Il Duemila, ha posto le basi sul futuro dell'umanità attraverso la filosofia

"Il vecchio umanesimo è diventato inadeguato. Abbiamo bisogno di un nuovo umanesimo" (Einstein) "Senza bellezza il mondo non si salva, il nostro vivere diventa pesante" (Dostoevskij).
Con queste due celebri frasi è cominciato l’intervento del filosofo e studioso Luciano Valle ospite del Circolo Il Duemila di Varese in un incontro avvenuto al caffè Zamberletti sul tema dell’etica ambientale.
L’incontro culturale, improntato sui valori di un abitare il mondo in armonia e in dialogo con la natura, è stato preceduto, per stare in tema di bellezza e armonia, da un breve concerto del gruppo musicale varesino Poseidon Ensemble.

Punto focale della relazione del professor Luciano Valle, attuale coordinatore del "Centro di Etica Ambientale" della Regione Lombardia, è stato quello di porre l’attenzione sulla necessità da parte degli uomini del terzo millennio, tutti noi, di riappropriarci di un vivere la terra nel nome della bellezza, della natura, della cultura, recuperando valori che non sono necessariamente legati al progresso tecnologico. Solo così l’umanità si potrà salvare.
«L’umanità ha ormai raggiunto uno sviluppo tecnico straordinario – afferma Luciano Valle – : solo negli ultimi 30 anni sono avvenute più conquiste tecnico-scientifiche che in tutti i due milioni di anni del progresso evolutivo umano. La scienza, la tecnica e le trasformazioni storiche, economiche, sociali della "modernità" hanno inoltre permesso e garantito la libertà, la democrazia, la tolleranza, la giustizia sociale. Ora, tuttavia, il potere della tecnica è diventato troppo avvolgente e invasivo. Al progetto di un nuovo umanesimo devono concorrere assolutamente anche i valori di un "abitare" in dialogo e in armonia col mondo naturale, che sono i valori dell’etica ambientale».
Ma se la tecnica ha ormai raggiunto un potere immenso, incontrollabile, cosa si può fare per andare avanti, senza danni irreparabili per l’uomo? 
«La ragione deve tornare ad avere bisogno della bellezza, dello stupore proprio di un bambino. Abbiamo bisogno di progettare un "altro" abitare la terra, cosa che comporta necessariamente una ragione meno arida. Abbiamo bisogno di tempo per vivere il tempo. Il mondo della tecnica regola ormai inevitabilmente ogni nostra giornata, è la nostra ossessione. Occorre porsi le domande sul senso della vita, su quali sono i valori per cui vale la pena vivere oggi, che si sono nel tempo purtroppo persi. 
Per me il valore più importante oggi è sentirsi parte della creazione. Un concetto di cui, devo dire la verità, mi sono appropriato di recente, dopo tutta una vita di studioso e filosofo trascorsa nel pragmatismo. Un cambiamento, certo, che mi appaga maggiormente».
Ma come è possibile applicare i valori dell’etica ambientale al mondo d’oggi, non c’è forse bisogno di formazione del cittadino al vivere meglio?
«Sicuramente. Da anni sono infatti impegnato, con la Regione Lombardia nella formazione di circa 400 insegnanti ed alunni. Vent’anni fa sono stato il fondatore dell’Istituto nazionale di Agricoltura biologica, ora per la prima volta è nata un’istituzione, che io dirigo, il Centro di Etica Ambientale", che ha proprio questo scopo, insegnare e applicare i valori dell’etica ambientale, in particolar modo nel mondo agricolo. Occorre partire dalla scuola, per far tornare i ragazzi ad apprezzare i valori del passato, delle tradizioni, di un mondo agricolo che ci appartiene e oggi la tecnica ha subissato, ma che ha ancora molto da offrire. Ora sto seguendo, come consulente una "fattoria-didattica" a Morimondo, che si basa sulla produzione biologica e sui metodi tradizionali e che funge da scuola per molti studenti, ma anche insegnanti e studiosi».
Ma non è possibile rinnegare i principi della tecnica e del progresso raggiunto. Come si può dunque proseguire?
«Ma non vogliamo e non dobbiamo rinnegare il progresso, che ci ha portato a dei privilegi irrinunciabili, è possibile, anzi doveroso, che tecnica, etica e filosofia si fondano.  E’ compito del ceto dirigente, politico, sociale e culturale far si che si valorizzi e si rivaluti il nostro passato, le nostre tradizioni, i nostri tesori artistici nell’ambito però di uno sviluppo eco-compatibile. E’ questa la sinergia tra tecnologia e valori culturali».

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Pubblicato il 26 Novembre 2003
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