In Provincia il manager è donna

Sono otto, sono giovani laureate in ingegneria. Lavorano negli uffici provinciali di via Pasubio nel settore ecologia ed energia

È ormai troppo riduttivo definirla "l’altra metà del cielo". La definizione di Mao Tse Tung, anche se bella e poetica, non è più adatta a descrivere il mondo femminile,  soprattutto nell’ambito del lavoro. Le donne sono una realtà importante nelle aziende, nelle istituzioni e negli enti. Una realtà concreta e poco eterea, sempre più coinvolta nelle decisioni e nelle scelte strategiche del territorio. È sufficiente andare in  via Pasubio per verificarlo. Lì, al pianterreno di un palazzo austero e un po’ "mascolino", ci sono gli uffici della Provincia del settore ecologia ed energia, dove  lavorano otto ingegneri. A dirigere questa squadra c’è Susanna Capogna, ingegnere civile con tanto di laurea al Politecnico di Milano, e con lei: Sara Barbieri, Alessia Bombelli, Barbara De Santis, Giovanna Inversini, Rossana Magni, Roberta Peroni, Lucia Zarini. 
Sono giovani, dinamiche, molto semplici e lontane dallo stereotipo della donna in carriera, pronta a tutto pur di ottenere un avanzamento nella gerarchia. Se questo sia un record è difficile dirlo, certamente è il segno di un cambiamento culturale forte. 
Susanna Capogna ha scelto di fare l’ingegnere negli anni Settanta, quando non era una scelta usuale per una donna, nonostante il movimento femminista in Italia fosse in piena ascesa. «Quando mi sono iscritta al Politecnico – racconta Susanna – non avevo ancora diciotto anni. Ero l’unica del mio corso e ricordo che andavo alle lezioni coperta dalla testa ai piedi, cercando di arrivare sempre in anticipo. Quando arrivavo in ritardo venivo travolta dai fischi e dai cori dei miei compagni di corso, che costringevano il professore ad interrompere la lezione. Ricordo anche che i miei esami duravano mediamente mezz’ora in più di quelli dei miei colleghi». 
Oggi non è più così. Molte professioni, tra cui quella dell’ingegnere, si declinano al femminile e "le pari opportunità" hanno fatto la loro comparsa non solo negli atenei, ma anche nei concorsi pubblici e nelle scelte degli imprenditori privati. «Signorina, dove si è laureata? Questa domanda – continua Susanna –  mi faceva arrabbiare, perché nascondeva un pregiudizio profondo nei confronti delle donne. Il vero significato era: se è un ingegnere non puo’ essersi laureata al Politecnico. Per fortuna le cose sono cambiate». 
Nonostante i tempi siano cambiati, il rischio da parte delle donne di assumere atteggiamenti tipicamente maschili è sempre presente. «Non condivido – conclude Susanna – l’immagine della donna in carriera emulatrice dell’uomo che comanda e gestisce, ma incapace di avere un ruolo nella famiglia. Io, ad esempio, ho prima scelto di fare la mamma e in un secondo momento la carriera professionale. Amo il mio lavoro, eppure continuo a stirare, a cucire e a fare la salsa. Non vedo un’incompatibilità tra le due cose». 
La Provincia di Varese non sarà l’impero celeste, ma il settore ambientale conferma una tendenza: il 54,2 per cento del personale in servizio sono donne, di queste dieci sono laureate. 

Francesco Pintus, assessore all’Ambiente, osserva e sorride compiaciuto. Lui viene da una terra matriarcale per eccellenza e non si stupisce più di tanto. «Io non potrei essere mai antifemminista – dice Pintus – perché in Sardegna il ruolo della donna è fondamentale non solo all’interno della famiglia, ma nell’intera società. Gli uomini badano alle greggi e fanno il formaggio. Sono le donne, invece, che prendono le decisioni importanti. Vengo da un terra dove non esiste il delitto d’onore, che è un chiaro segno di supremazia dell’uomo. Fin da quando mi sono imbarcato in questa esperienza mi sono trovato subito molto bene. Loro sono veramente brave e poi… fanno delle torte buonissime».


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Pubblicato il 08 Marzo 2004
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