La Cisl Ticino-Olona si confronta con l’allargamento europeo

Luci ed ombre di un fenomeno complesso, dal punto di vista politico, economico e sindacale

L’Europa nuova, allargata ai Paesi dell’ex Patto di Varsavia; una realtà imminente, che presenta vantaggi e svantaggi, e soprattutto una sfida e un’occasione per rinsaldare la costruzione dell’unità europea. All’Aloisianum di Gallarate si è riunita la CISL Ticino-Olona per mettere in luce i vari aspetti della questione – sindacali, politici, economici. Prima della riunione il segretario Luigi Maffezzoli ha gentilmente risposto alle nostre domande, sottolineando l’importanza dell’allargamento dell’Unione Europea, «anche per prevenire odi etnici» quali quelli tragicamente riesplosi ieri in Kosovo. «Un’Europa politica, prima che economica, è imperativa per combattere tutti i fanatismi», ha proseguito Maffezzoli. Purtroppo manca ancora una Costituzione europea, e l’ingresso di nuovi Paesi in un’Europa ancora priva di una Carta fondamentale costituisce un grosso problema. Tra gli aspetti negativi dell’allargamento c’è la sicura diminuzione dei finanziamenti europei per la formazione, che finiranno in gran parte dirottati sui nuovi e più bisognosi Paesi membri. D’altro canto, si amplierà il mercato interno europeo, e il sistema economico italiano ha il dovere di innovare se non vuole essere sopraffatto da nuovi e più dinamici concorrenti. “Il dialogo con i sindacati dei nuovi Paesi sarà, e anzi già è, fondamentale”; bisognerà impedire che i lavoratori dei nuovi Stati membri ad Est cadano dalla padella sovietica nella brace liberista. Inoltre, prosegue Maffezzoli, «nella Costituzione europea vogliamo un chiaro riconoscimento del dialogo sociale». Dopo la breve introduzione di Maffezzoli, la riunione ha visto l’intervento di Rita Pavan, delegata della CISL sulle tematiche europee, che ha presentato il quadro poco brillante dell’economia europea, stagnante, caratterizzata da scarsi investimenti nella ricerca, bassa produttività generale, disoccupazione endemica. In Europa il patto di stabilità, che in realtà era inteso quale patto di stabilità e crescita, si è rivelato un freno per gli investimenti, mentre l’economia statunitense si è risollevata sull’onda della spesa pubblica, soprattutto militare, secondo logiche che il secondo relatore, Giorgio Chittolina, per anni impegnato nel lavoro con le istituzioni europee, non ha esitato a definire, sia pure per iperbole, “staliniste”: «Un vero Gosplan (la pianificazione generale sovietica dell’economia)». Rita Pavan ha concluso il suo intervento mettendo in luce come l’intenzione di Bruxelles di portare il tasso di attività dei cittadini europei dall’attuale 60 al 70% si scontri da un lato con la realtà della sottooccupazione femminile e del precariato cronico del lavoro, e dall’altro con la rigidità del patto di stabilità, che va rivisto esentandone le spese destinate alle politiche sociali e alla ripresa dell’occupazione. Giorgio Chittolina ha presentato il bilancio del semestre di presidenza italiano che, al di là delle polemiche, non è riuscito a far approvare la Costituzione europea ed è stato universalmente considerato un fallimento in tutta Europa. La situazione è divenuta così seria dopo il rifiuto ispano-polacco di ratificare la nuova Carta costituzionale che vari Stati, tra cui Francia e Germania, hanno velatamente minacciato di tagliare i trasferimenti a bilancio verso l’Unione Europea, e nella stessa Costituzione si sono per la prima volta dovuti prevedere gli strumenti, oltre che per l’ingresso, anche per l’espulsione degli Stati dall’Unione. E’ chiaro che una situazione simile è molto seria, ma la svolta politica in Spagna, con l’elezione dell’europeista Zapatero sull’onda dei terribili massacri jihadisti di Madrid, dovrebbe riportare le cose su binari più consoni.

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Pubblicato il 18 Marzo 2004
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