Lavoro minorile: una piaga in continua crescita
Varese - Alla vigilia dell'anniversario della morte di Iqbal Masih, il sindacalista bambino ucciso dalla mafia dei tappeti, le statistiche sul lavoro minorile. In provincia di Varese 50 casi solo nel 2003
Nel 2003 sono stati scoperti dalla commissione provinciale di vigilanza e controllo cinquanta casi di lavoro minorile. Ben 12 in più rispetto al 2000. Giovani, giovanissimi, che per pochi euro lavorano come manovali o operai, rischiando tutti i giorni sulla loro pelle e pagando in prima persona la frequente assenza di diritti. Tutto questo, come nel resto in Italia, anche i provincia di Varese. I dati arrivano proprio all’indomani della pubblicazione della statistica dell’Ires, che denuncia l’alto numero di giovanissimi che abbandonano la scuola per lavorare: 400 mila in Italia, e di questi addirittura 360 mila quelli che sono costretti a rimboccarsi le maniche prima dei 15 anni, dove all’abbandono degli studi si somma anche l’illegalità.
La piaga del lavoro minorile è tristemente nota e sotto i riflettori da diversi anni, tanto che proprio in provincia di Varese sono maturate una serie di iniziative per portare alla ribalta il fenomeno, non ultima proprio “Varese vuole cambiare musica!”, organizzata dal mondo sindacale ed economico e dalla società civile, che raccoglie ogni anno l’adesione di numerosissimi cittadini che partecipano a incontri, convegni e manifestazioni proprio sul problema del lavoro minorile.
Anche la Cgil provinciale ha voluto diffondere i dati che riguardano la provincia per cercare di rimarcare ancora una volta come questo problema vada affrontato coinvolgendo il territorio. «Penso che si possano facilmente immaginare in quale condizioni di sicurezza siano costretti a lavorare i minori – ha affermato Umberto Colombo, della segreteria provinciale della Cgil.
Le condizioni di precarietà, inoltre, li espongono enormemente a rischi di infortuni, malattie compromettendone pesantemente il corretto sviluppo fisico. La CGIL da tempo si sta impegnando, anche a livello locale, contro lo sfruttamento del lavoro minorile e a favore dei diritti dei bambini, rivendicando nelle singole imprese della zona, attraverso la contrattazione aziendale, l’istituzione di una “clausola sociale d’impresa” e promuovendo un dibattito nel territorio affinché attraverso un confronto con le associazioni dei datori di lavoro».
Se il lavoro minorile rappresenta un problema per l’Italia, nel resto nel mondo, e specialmente nei paesi in via di sviluppo, il fenomeno costituisce una vera e propria piaga dai contorni inquietanti. Le statistiche dell’Ires e il dibattito sul lavoro minorile ritorna infatti alla ribalta proprio alla vigilia dell’anniversario dell’uccisione di Iqbal Masih, il bambino pachistano assassinato dalla mafia locale per essersi fatto carico delle istanze “sindacali” rivendicate dai suoi colleghi di lavoro. «Da grande voglio diventare avvocato e lottare perché i bambini non lavorino troppo», aveva detto. Il 16 aprile 1995 gli sparano a bruciapelo mentre corre in bicicletta nella sua città natale con i suoi cugini Liaqat e Faryad. Bambini, proprio come lui.
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