«Li ho uccisi, la mia vita finisce oggi»
Il padre omicida è stato già interrogato. All'origine del raptus sembra esserci un dissidio con la moglie
«Li ho uccisi, la mia vita è finita oggi». Sono state le prime parole pronunciate da Roberto Guaia (foto a sinistra) agli agenti della Polizia di Stato che lo hanno prelevato nella Basilica di San Giovanni dove si era fermato a pregare. La testimonianza è dell’avvocato difensore Sergio Bernocchi (foto sotto), all’uscita del primo interrogatorio di Guaia nel commissariato di Busto di Arsizio e del Pm Tiziano Masini. La terribile vicenda comincia ad assumere contorni più chiari nella sua dinamica e in parte anche nei moventi del raptus omicida. Non è finita: il padre trascina i corpi in camera da letto, li stende sistemandoli come se i due ragazzi fossero stretti in un abbraccio. Poi li abbraccia a sua volta, lasciando l’impronta del suo ultimo gesto di disperazione. Si cambia d’abito, lava sia il coltello che il balcone del bagno e scrive una lettera in cui chiede scusa. Ma la tragedia potrebbe non finire qui. In base alle dichiarazioni del pm l’uomo esce a piedi con l’intento di uccidere anche il terzo figlio, Emanuele di 19 anni, che vive a Busto in casa di uno zio. Lo chiama al telefono: «Ho ucciso i tuoi fratelli, adesso vengo ad uccidere anche te». Un altro particolare agghiacciante: Guaia telefona anche alla ex moglie, in Germania: «Li ho uccisi – sembra abbia detto – adesso sarai contenta». Le due vittime vivevano infatti in Germania dalla madre. Erano a Busto da venerdì, domani sarebbero ritornati. La donna chiama immediatamente i carabinieri. L’uomo nel frattempo prosegue il suo percorso a piedi. Getta il coltello in una siepe. Poi entra in basilica dove si confessa. È da qui che parte la chiamata alla Polizia. Gli agenti accorrono immediatamente, lo trovano raccolto in preghiera: «Li ho sgozzati – dice Guaia – li ho uccisi, la mia vita finisce oggi». L’omicida conduce gli agenti a recuperare l’arma del delitto e poi in casa dove si presenta lo scempio. Questa la cronaca di una mattina di follia che ancora non ha spiegazioni certe. Roberto Guaia non è nuovo alle cronache: due anni fa si era arrampicato sul tetto di casa sua minacciando di darsi fuoco se non avesse ricevuto aiuto: aveva problemi di debiti, era senza lavoro ed aveva difficoltà famigliari. Secondo il pm l’uomo ha confessato di aver problemi con il video poker, ma sono soprattutto i legami con l’ex moglie ad essere scandagliati in queste ore. «Non volevo farli tornare dalla madre e non volevo soffrire nel vederli partire.» avrebbe dichiarato ancora in stato di shock durante il primo interrogatorio. Poi avrebbe anche rivelato: «Volevo vendicarmi di mia moglie». Dalle prime indiscrezioni sembra non ci fossero problemi nel rapporto con i figli, quanto con la madre e con la suocera, additata da Guaia come responsabile della crisi coniugale. |
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