«Sono caduta sui binari. Il treno non è ripartito per miracolo»

Barbara Militello è non vedente. In metropolitana a Milano si è ritrovata tra due vagoni, un vuoto non segnalato. Pronta la lettera per l'Atm

Non voleva più uscire di casa. Aveva paura le potesse accadere un’altra volta. Barbara Militello, 27anni, non vedente da 11, lo scorso 13 marzo alla fermata Palestro del metrò a Milano, si è ritrovata improvvisamente sui binari, in mezzo a due vagoni del treno. Qualcuno ha urlato. Lei, per lo spavento, non riusciva nemmeno a gridare. Il treno non è ripartito. 
Oggi dopo più di un mese ha deciso di raccontare la sua storia e di scrivere una lettera ufficiale all’Atm di Milano, la società che gestisce il servizio pubblico. «Ho realizzato solo in questi giorni, avevo paura, non sapevo cosa fare, i primi giorni stavo chiusa in casa con il timore che appena fossi uscita di casa, la fuori mi sarebbe potuto succedere di nuovo – racconta la ragazza -. Non è nel mio carattere stare ferma e non reagire, ma lo spavento è stato davvero molto. Alla fine, con l’aiuto dei genitori e degli amici ho ripreso a uscire. Adesso vado anche al lavoro con il pullman, cosa assolutamente non semplice».

Barbara vive a Venegono Superiore e dal 2001 è anche consigliere a Varese dell’Unione Italiana Ciechi. Lavora all’ospedale di Tradate, ma si reca spesso a Milano perchè c’è l’istituto ciechi e perchè frequenta l’Università. «Il metrò è molto comodo per muoversi, evita di attraversare le strade della città. Da questo punto di vista preferisco muovermi a Milano piuttosto che a Varese, dove vi sono ancora molte barriere e parecchie difficoltà per noi non vedenti».

Poi il 13 marzo scorso alle 18, Barbara, come sempre quando torna dall’Unione ciechi, era con un’amica sulla banchina della fermata Palestro della linea rossa. «È arrivato il treno e quando si è fermato ho guardato a destra e a sinistra (muovendo il bastone, ndr), ho sentito le pareti del treno e ho pensato fosse la porta – racconta ancora un po’ spaventata la ragazza -. Mi sono mossa e sono caduta in piedi sui binari, tra il terzo e il quarto vagone. Ho perso il bastone, ero spaventata, non capivo, ho cercato di urlare, ma non ci sono riuscita. Ho tentato di tirarmi fuori, ma è stato inutile. Ho sentito una signora urlare "fermo, fermo non parta", probabilmente al controllore. Poi mi hanno tirato fuori».

Barbara ha rifiutato l’ambulanza. Allora dice che non sentiva di averne bisogno. È stata accompagnata alla Stazione delle Nord da un responsabile. Ed è tornata a casa. «Dopo giorni in cui ero molto spaventata ho deciso di muovermi. Non doveva capitare un’altra volta. Ho scoperto che è una cosa che capita spesso ai non vedenti, sempre nello stesso punto. Non voglio fare polemica, probabilmente è stato anche un mio errore, ma anche noi abbiamo diritto di muoverci con tranquillità e sicurezza». 
Barbara è riuscita quindi a parlare con un ingegnere dell’Atm: «mi ha ascoltata con gentilezza e ha voluto sapere tutto. Mi ha risposto che, col tempo, è in programma la sostituzione di quei treni, anche per quel problema. Ma secondo me, intanto, quel buco andrebbe coperto in qualche maniera».

La ragazza ha quindi deciso di proseguire questa lotta e scrivere una lettera alla direzione dell’Atm, raccontando ancora quanto accaduto ed elencando i diversi disagi dei non vedenti nella metropolitana. «Non mi piace rompere le scatole, ma mi aspetto una risposta nei fatti e non solo nelle parole. Ho già raccontato tutto anche all’Unione ciechi a Varese e probabilmente seguirà anche una loro lettera. Quello che chiedo è che venga costituito almeno un tavolo di concertazione e, se già esiste, che diventi operativo e si passi dalle parole ai fatti. Come non vedenti siamo una minoranza. I mezzi pubblici sono il nostro unico modo per muoverci. Questo è quello che abbiamo, che almeno sia sicuro».
«Adesso sto bene – conclude Barbara -, ho ripreso ad andare in metrò. Avevo paura, ma penso che, anche se succede qualcosa di brutto, si debba andare avanti. Il mio non è un puntiglio per farcela da sola a tutti i costi. Ma certe cose, se le possono fare tutti gli altri con tranquillità, perchè non dovremmo poterle fare anche noi?»

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Pubblicato il 23 Aprile 2004
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