Strade e ferrovie, «troppi progetti a rischio per il Varesotto»

Lo “sfogo” del vicepresidente della Provincia De Wolf: «Ci portiamo sulle spalle almeno trent’anni di ritardi, i prossimi mesi saranno decisivi ma occorre definire delle priorità». Arcisate-Stabio progetto “a rischio”

Nel 2007  non ci sarà il primo treno sulla Arcisate-Stabio. Mettiamo da parte gli entusiasmi, ammesso che qualche ottimista ne avesse.

Ma non basta: le infrastrutture (strade, ferrovie) da realizzare nel Varesotto sono talmente tante e il ritardo accumulato tale per cui alcuni progetti corrono il pericolo reale di restare solo sulla carta.

Parole del vice presidente della Provincia Giorgio De Wolf. Parole che non hanno bisogno di interpretazione, e fanno scuotere la testa. E saranno in molti a scuoterla, a partire dai rappresentanti delle associazioni di categoria che da anni invocano infrastrutture degne di una provincia fortemente industrializzata come la nostra.

La realtà, spiega De Wolf, è che si è atteso troppo.

«I prossimi saranno mesi decisivi. Per capire se alcuni grandi progetti infrastrutturali ferroviari andranno avanti o se saremo costretti ad una corsa in salita».

 

Giorgio De Wolf come assessore al Territorio ha seguito da vicino i primi passi delle grandi e piccole reti di collegamento che sono stati immaginati per il territorio varesotto.

 

In discussione ci sono realizzazioni quali appunto la Arcisate-Stabio, il collegamento con Malpensa, il potenziamento dell’asse Gallarate-Rho, la riqualificazione della Luino-Gallarate-Domodossola. Una serie di infrastrutture che, se realizzate, creerebbero davvero una maglia di collegamenti internazionali per Varese e la sua provincia.

 

«Non c’è dubbio – analizza De Wolf – che mai come in questi ultimi due anni una serie di progetti abbiano avuto un impulso notevole. Basti pensare alla Arcisate-Stabio che era rimasta nel limbo per anni dopo quelle geniali intuizioni di Giuseppe Zamberletti e dell’Unione industriali di Varese.

E bisogna riconoscere che mai come in questi ultimi due anni la Provincia ha svolto un ruolo determinante nel dibattito sull’opera portando i comuni intorno al Tavolo di confronto e giocando un ruolo di mediazione rispetto alle strategie regionali. Ciò che ha reso possibile conciliare le une e le altre».

Però qualcosa si è inceppato e la responsabilità è tutta elvetica.

«La nostra decisione a rispettare i tempi è fuori discussione. La Arcisate-Stabio, lo abbiamo sempre detto, è strategica per il territorio varesino. Ci preoccupa invece la mancanza di una indicazione chiara, definitiva da parte delle autorità svizzere che, alle prese con i tagli alle spese avevano anche ipotizzato un rinvio sine die della linea».

 

Il timore, quindi, è che giunti al punto di partire con i progetti definitivi e quindi con gli appalti e i lavori dopo anni di parole, tutto si fermi e si torni al punto di partenza. In provincia tuttavia sono in progetto altre infrastrutture. «Tra i progetti, il più importante è senza dubbio quello delle Ferrovie italiane per collegare Malpensa con la rete europea dell’alta velocità. Quel progetto ci è stato illustrato quasi quattro mesi fa a Milano ma deve essere attentamente studiato perché il rapporto costi-benefici non ricada né sul territorio in termini di devastante impatto ambientale, né tantomeno sulle popolazioni.

 

La Provincia, anche in questo caso, non farà mancare il proprio apporto di idee e contributi. Intendiamo svolgere un ruolo di primo piano, un ruolo, d’altra parte, del tutto in linea con i nostri compiti istituzionali».

 

Stabio, Malpensa, Luino-Gallarate, potenziamento verso Rho e la nuova area Fiera di Milano: un libro dei sogni con troppe pagine?

«Oggi noi ci portiamo sulle spalle almeno trent’anni di ritardi nella progettazione delle grandi opere necessarie per dare sviluppo al territorio, per sostenerlo nelle sue vocazioni tipiche che sono quelle imprenditoriali e turistico-culturali – dice ancora il vicepresidente di villa Recalcati -.

 

L’immobilismo di trent’anni oggi lo paghiamo sotto un duplica aspetto: da un lato con la mancanza di un’adeguata rete di comunicazioni – ferroviarie oltre che stradali – dall’altro con un ‘gap’ che ci impedisce proprio di rafforzare quelle vocazioni di cui parlavo».

 

In sostanza: tanti “treni” persi e adesso siamo costretti a correre. Con la consapevolezza che non possiamo permetterci di perderne altri.

«Nei prossimi mesi – conclude De Wolf – si capirà se enti più grandi di una Provincia hanno in mente di prendere davvero in considerazione le nostre richieste o se siamo di fronte ancora una volta ad esercizi di stile. Io vedo la volontà di ascoltare le richieste del territorio varesino. Occorre che queste volontà si concretizzino. Poi si tratterà di definire una scala di priorità degli interventi. Non possiamo certo immaginare di trasformare dall’oggi al domani il territorio provinciale in una specie di unico grande cantiere ferroviario. Ma bisogna che sia chiara una cosa: se Varese e la sua provincia non riusciranno a stare al passo della rivoluzione dei trasporti che sarà una realtà europea fra una dozzina d’anni, resteremo per  sempre tagliati fuori».

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Aprile 2004
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