Tempi lunghi per gli sfollati di Olona

Proseguono i lavori per la prima messa in sicurezza della montagna, sperando nel bel tempo

Tempi ancora lunghi per gli abitanti di Olona, la frazione di Induno, prima di poter rientrare nelle proprie abitazioni. Il sindaco Crosti, che da 36 ore presidia l’area dei lavori, si dimostra ottimista, parlando di due o tre giorni di attesa. La versione dei funzionari del Genio Civile è molto più prudente: «Occorre mettere in atto tutte le prime opere necessarie per la messa in sicurezza, sopratutto in caso di ritorno del maltempo. È necessario drenare le acque a monte della frana, creare un invaso nello scavo che faccia da contenitore per eventuali altri crolli, consolidare il muro di cinta del cantiere e verificare la tenuta delle abitazioni». Solo dopo tutte questi interventi, le 17 persone evacuate potranno accedere alle proprie abitazioni. Per i dirigenti del Genio, potrebbe trattarsi anche di una attesa di 10-15 giorni. Tutto dipenderà dal clima. Nuove piogge potrebbero rendere molto più problematici questi primi interventi necessari per l’incolumità pubblica. 

Gli uomini del Genio Civile sono gli unici ad aver accesso all’area del cantiere franato, grazie alla delega del comandante della stazione dei carabinieri di Arcisate Giuseppe Piccione che ha provveduto al sequestro di tutta l’area e del magistrato incaricato delle indagini. E già dalle prime ore della mattina i tecnici erano all’opera per disboscare la zona, nell’intento di alleggerire il peso sulla massa di terra. La vera e grossa incognita è l’acqua. Secondo la ricostruzione del sindaco «i geologi hanno individuato una grossa pozza d’acqua all’interno dello scavo, sottoposta ad una forte pressione. Bisogna intervenire in quell’ambito con attenzione per evitare gravi conseguenze». L’acqua è stata tolta a tutte le case del rione e solo nel pomeriggio tornerà disponibile. Anche i controlli fatti in serata su possibili fughe di gas hanno dato esito negativo. 

Rimossa la gru schiantata sui tetti, ora un ingegnere del comune provvederà a fare le verifiche statiche delle abitazioni. Preoccupazioni anche per la piccola chiesa dei Re Magi, testimonianza del barocchetto lombardo, al cui piede si è fermata fortunosamente la frana. Intanto cominciano ad emergere i contorni della vicenda del cantiere, all’indomani dei primi rimpalli di responsabilità. Di speculazione edilizia ha parlato il rappresentante socialista di Induno Massimo Mina a cui ha risposto lo sdegno della Lega Nord. 
Il sindaco Crosti ha esposto il suo punto di vista sulla vicenda: «Alcuni olonesi – spiega il primo cittadino – volevano quell’area per costruire dei box. Il comune per alienare il terreno ha dovuto provvedere ad un bando che è stato vinto dalla Magenta 2000, grazie alla sua offerta risultata più alta».
Crosti respinge le accuse di speculazione. «Il comune ha ricavato circa 200milioni dalla vendita del terreno, per spenderne quasi il doppio per rifare la nuova sede del Centro Sociale. Se questa è speculazione!». Quanto alle procedure burocratiche dei permessi, Crosti è tranquillo: «La Regione ha predisposto un piano idro-geologico per questa zona, classificandola in classe 2.Questo significa un terreno edificabile, senza particolari problemi. Il nostro piano regolatore non può che recepire questa indicazioni regionali. Certo, cominciare un cantiere del genere lungo il fianco della montagna, a primavera con il rischio di pioggia, forse è stato rischioso». Insomma, dal punto di vista dei permessi e delle perizie, sembra che tutto sia in ordine. Della cautela e della prudenza, forse no. Resta da capire ancora, è sarà il magistrato a chiarirlo, se il cantiere abbia messo in opera tutte le procedure di sicurezza e di consolidamento dell’area. Intanto però emergono altri aspetti: l’impresa, all’opera da poco più di un mese, scaricava la terra rimossa in un terreno poco distante, di proprietà privata, senza le necessarie autorizzazioni amministrative. Una irregolarità sanzionabile per la quale il comune si sta già attivando. 
  

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Pubblicato il 21 Aprile 2004
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