La Cgil di Varese ha chiesto il ritiro dei volontari dall’ufficio stranieri della questura. Con una lettera indirizzata ad Auser, Anolf e Caritas, ovvero le tre associazioni che avevano accettato l’invito del questore a collaborare, Flavio Nossa, responsabile immigrazione del sindacato, motiva la richiesta con la delusione per il perdurare di un clima di favoritismo nei confronti delle agenzie private che svolgono pratiche a pagamento, nonostante la disponibilità delle associazioni a collaborare nel fornire assistenza a titolo gratuito. «E’ vero che le agenzie private sono legali – dice Nossa – ma è anche vero che speculano per realizzare pratiche che gli enti pubblici già fanno gratuitamente». Oltre alla questura, vi sono infatti già 14 comuni della provincia che hanno attivato gli sportelli per l’immigrazione in cui si possono fare tutte le pratiche senza sborsare una lira, salvo l’ultima conferma del visto, che viene fatta in questura. Perché avvalersi di mediatori privati, dunque, quando già la legge prevede la possibilità di fare tutto gratuitamente? Se un italiano non lo farebbe mai, perché dovrebbe farlo uno straniero? Il motivo è semplice: spesso è la non conoscenza delle possibilità offerte o anche la difficoltà che gli stranieri trovano a causa dell’affollamento alla questura che li induce a cercare scorciatoie che alimentano un mercato ancora oggi fiorente. La questura ha cambiato e informatizzato a gennaio la procedura. Nei primi giorni si era verificato un aumento delle code e questo aveva favorito ulteriormente le agenzie private. Le associazioni avevano denunciato una preferenza accordata ai mediatori nel disbrigo delle pratiche, ma era stato lo stesso questore Giovanni Selmin a rispondere vietando alle agenzie di regolare i turni di entrata con liste redatte "in proprio". L’arrivo delle associazioni avrebbe dovuto garantire agli stranieri un aiuto e un’attività di informazione disinteressata, ma secondo la Cgil non sarebbe cambiato nulla. A questo punto, l’unica strada, sostiene Flavio Nossa, sarebbe quella di protestare, interrompendo la collaborazione. Per evitare che gli stranieri si rivolgano alle agenzie a pagamento, inoltre, bisognerebbe pubblicizzare su larga scala i servizi offerti dai comuni. E attenzione, non c’è l’obbligo di esser residenti per avere il disbrigo gratuito delle pratiche. Questi punti informativi sono il risultato tangibile di una politica dell’immigrazione voluta dal territorio. Un protocollo d’intesa, firmato il 20 ottobre del 1999, ha istituito un osservatorio sull’immigrazione. Successivamente 14 comuni attivavano gli sportelli che evitano le code e gli intermediari. Secondo Flavio Nossa, il ritiro delle associazioni dalla questura sarebbe anche un segnale forte ai comuni, affinché la provincia e la questura posano stipulare in fretta una convenzione che pubblicizzi ed estenda in maniera capillare questi uffici.
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