Castelseprio e Torba, una gestione unica per la valorizzazione
Provincia, Ministero e Fai siglano un accordo storico: un piano comune per la promozione e il rilancio dell'area archeologica
Divisi da una collina, separati dal fiume Olona, ma nati per essere uno in funzione dell’altro: il castrum di Seprio, crocevia strategico fin dall’epoca tarda imperiale per chi volesse scendere da nord verso la pianura padana e Torba, avamposto militare poi, monastero benedettino in fondo alla valle dell’Olona. Uniti dalla storia, ma separati dalla burocrazia. Il complesso di Torba, in mano ai privati e da qualche anno gestito dal Fai che ne ha riconvertito il declino; il castrum sotto la competenza del Ministero dei Beni Culturali. In mezzo le istituzioni del territorio, la Provincia in particolare proprietaria della chiesa Santa Maria Foris Portas. Oggi, con il protocollo d’intesa firmato dal presidente Reguzzoni, dal direttore del Fai Marco Magnifico e dal sovrintendente Angelo Maria Ardovino, sulla carta e nelle intenzioni si è tornati pensare l’intera area archeologica come un unicum. Riscoperti, dopo secoli di degrado, una cinquantina di anni fa, i resti archeologici hanno rivelato un patrimonio raro per la qualità artistica e storica: in particolar modo il ciclo pittorico di Santa Maria Foris Portas scoperto nel 1944, di altissima e sorprendente qualità artistica. Un mistero, dal punto di vista dell’attribuzione, uno stile originalissimo e senza confronti con la pittura coeva, una testimonianza tuttavia della grande importanza rivestita dall’intero sito. Nell’ultimo decennio molti sono stati gli interventi, non risolutivi, per valorizzare l’area. Interventi che hanno solo sfiorato la questione amministrativa: con l’attuale stipula, i tre soggetti si impegnano a redigere entro il 2004 un complessivo studio di fattibilità per un piano coordinato di interventi di valorizzazione e promozione di tutta l’area. Il piano, a carico del ministero con la partecipazione attiva di Villa Recalcati e Fai, dovrà in sostanza stabilire quali interventi realizzare,quale linea promozionale adottare, a quale, sopratutto, tipo di gestione economica dovrà far capo il sito archeologico. Si pensa al ripristino del vecchio sentiero nel bosco, o al recupero di quello lungo le mura. Ma per le soluzioni concrete occorrerà attendere. «Oggi poniamo una pietra miliare nel processo di recupero e valorizzazione del territorio» ha sottolineato il presidente della Provincia, Reguzzoni, mentre per l’assessore provinciale al Patrimonio, Gallazzi, «siamo in presenza di una nuova collaborazione che lascia ben sperare per altre iniziative in futuro». Entuasiasta è il direttore del Fai: «L’intesa di oggi testimonia la sintonia esemplare tra noi, la Provincia e lo Stato. Il Fai spesso stringe intese bilaterali, ma è la prima volta che ci capita di trovare accordi così proficui con due enti diversi». Un accordo reso possibile, secondo Ardovino, anche grazie alle possibilità offerte dal nuovo codice dei beni culturali licenziato dal ministro Urbani. Un’intesa che, dal punto di vista di Villa Recalcati, può avere in futuro altri sbocchi: è alle viste, infatti, un tavolo di lavoro per valutare un maggior impegno per la tutela archeologica di tutto il lago di Varese
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