Omicidio del dj, l’accusa chiede 27 e 24 anni per gli imputati

Il pm Loredana Giglio ha concluso la sua requisitoria

Il pubblico ministero Loredana Giglio ha chiesto 27 e 24 anni di carcere per Juan Martinez e Modesto Peralta. Ai due imputati viene contestato il concorso in omicidio, per aver aiutato Roberto Martinez (fratello maggiore di Juan) ad assassinare Victor Manuel Rodriguez. Il Dj, conosciuto con il nome d’arte di "Mister Salsa", noto animatore dei locali sudamericani della zona, venne colpito con diverse coltellate, il 23 giugno del 2002,  al "Pizza Party" di Vergiate. 
L’autore materiale del delitto è stato già condannato, con il rito abbreviato, al massimo della pena, 30 anni di carcere. Il pm ha formulato oggi la richiesta di colpevolezza per i due imputati, attribuendogli il concorso nell’omicidio, la premeditazione e l’aggravante dei futili motivi. 
Secondo l’accusa Martinez e Peralta non furono solo spettatori e nemmeno aggrediti, come hanno dichiarato durante il dibattimento, ma coprirono il complice facendogli da scudo con un fitto lancio di oggetti. Juan Martinez fece di più: seguì il fratello dietro al bancone e si scaglio con le mani contro la vittima, mentre Peralta teneva a bada gli altri nel locale. Ricostruzione che emerge dalla deposizioni dei testimoni ma anche, con chiarezza, dalle analisi sulle tracce di sangue compiute dal Ris di Parma e dal reparto scientifico dei Carabinieri di Varese. 

 In più di tre ore di requisitoria, il pm ha tracciato il movente della terribile aggressione costata la vita al dj. I tre maturarono la vendetta a seguito di una rissa, nel febbraio, in una discoteca di Alessandria, quando Victor, per difendere un ragazzino aggredito da Juan Martinez (detto Papillin), ubriaco, cercò di fermarlo, arrivando a rompergli una bottiglia in testa. 
Un pestaggio in pubblico, un’offesa terribile per Papillin, che si vantava di essere esperto di arti marziali e aver fatto da bodyguard a diverse personalità politiche dominicane prima di trasferirsi in Italia.
«Possiamo dire sia stato un movente d’onore – ha detto la Giglio – compatibile con il loro contesto culturale». 
Il sostituto procuratore ha anche chiesto alla corte di valutare il comportamento processuale dei due imputati, spesso discordanti nelle loro dichiarazioni e per l’astio dimostrato ancora nei confronti della vittima, nonché per il tentativo di intimidire una testimone durante il processo.
La ricostruzione del pm convince Angelo Greco, avvocato di parte civile della signora Doris Somoza, madre di Victor anche oggi presente in aula. «La madre di Victor – ha detto in aula chiudendo il suo intervento – aspetta una sentenza di giustizia». 
La difesa, rappresentata dall’avvocato Alberto Talamone, chiede che i due vengano condannati solo per rissa aggravata o, in subordine, chiede la cancellazione delle aggravanti. Secondo la difesa non c’è prova che l’aggressione sia stata architettata come punizione per la rissa di Alessandria. I due gruppi si sarebbero poi incontrati per caso al Pizza Party, da lì la colluttazione: nessun piano per assassinare Victor. La sentenza sarà pronunciata il 18 maggio.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Maggio 2004
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