Riaperta l’indagine sulla morte di Nicholas Pastorelli

A due anni dalla scomparsa del giovane il Pm Domenico Novara riapre i fascicoli. La famiglia: «Che i responsabili paghino»

C’è qualcosa che non va nella morte di Nicholas Pastorelli, giovane morto nella notte tra il primo e il due maggio dello scorso anno in un incidente stradale a Luino all’incrocio tra Via Turati e Via Bottacchi. Qualcosa che ha spinto, a un anno dalla sua morte, il pm del tribunale di Varese Domenico Novara a riaprire l’indagine sui soccorsi che gli vennero prestati quella tragica notte. Lo schianto avvenne all’1 e 50 contro il muro di cinta di una casa che fa da angolo all’incrocio e il ragazzo apparve ai primi testimoni svegliati dal botto molto grave ma ancora in vita. Tra questi era presente anche un’infermiera dell’ospedale di Luino che vive in una casa nei pressi di quel maledetto incrocio e che fu la prima a prestare soccorso al ragazzo e a chiamare un’ambulanza.

Questa arrivò sul posto ma il ragazzo, già in condizioni gravissime, venne trasportato direttamente all’ospedale di Varese (circa 30 chilometri) e non al vicinissimo ospedale di Luino (100 metri), dotato di un pronto soccorso. Il medico del 118 salì in ambulanza solo all’altezza di Valganna. Secondo la madre, Manola Scodeggio e il suo legale l’avvocato Furio Artoni, la presenza di un medico rianimatore all’ospedale di Luino avrebbe potuto salvare la vita al giovane Nicholas.

«Su questo drammatico caso è stata riaperta un’indagine perché si deve verificare, – afferma l’avvocato Artoni, – se i ritardi che ci sono stati siano da imputare alle carenze strutturali dell’ospedale di Luino, così come ipotizzato dalle denunce della famiglia del giovane scomparso. Del resto la situazione in cui versava, e versa tuttora la struttura sanitaria della cittadina, lascia credere che questa sia inadeguata ai soccorsi di urgenza in casi come quelli di Nicholas». Attualmente l’indagine è in corso e tutti i verbali sono stati secretati. Intanto la madre di Nicholas, operatrice sanitaria, non vuole darsi per vinta e appare convinta nell’arrivare alla verità: «Vogliono nascondersi dietro un dito ma chi è responsabile deve pagare anche se mai abbastanza per dare pace al cuore spezzato di una madre».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Maggio 2004
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