Tutta Comerio per l’ultimo saluto a Carlo Ossola

Il parroco «Un uomo buono e tranquillo ucciso da una feroce violenza»

Le parole del profeta Daniele «stiamo vivendo un tempo d’angoscia», e le pagine del vangelo di Marco.  «Dio mio perché mi stai abbandonando». Sono cupe le immagini che il parroco di Comerio utilizza nel ricordo di Carlo Ossola, l’ex taglialegna ucciso barbaramente sabato scorso nella sua casa di famiglia. 
C’è tutto il paese per l’ultimo saluto, quanto meno ci sono tutti i vecchi, quelli che con il "Carlun" hanno condiviso una lunga esistenza, a gremire la piccola chiesa parrocchiale, in saluto di Carlo Ossola, «uomo buono e tranquillo ucciso da feroce violenza». 
E in molti sono rimasti fuori. Così i giornalisti presenti, invitati senza mezzi termini a non partecipare alla funzione.
Il parroco ha citato il cardinal Martini: «La peste del nostro tempo è la violenza, politica, sociale, quella fisica che oggi ha intaccato le nostre case e la nostra comunità». 
Pochi gli accenni diretti al defunto. Nessuna invettiva, nessun appello. 
Il caso giudiziario, con le sue incognite e i suoi misteri, è rimasto fuori dalle navate della chiesa, e la morte è riassorbita nelle parole dei testi sacri. 
A qualche centinaio di metri più in alto, la cascina di via Sacconaghi presenta ancora i sigilli e le delimitazioni lasciate dalle autorità, ma la pattuglia di controllo non ci sono più. Gli uomini del Ris hanno svolto il proprio lavoro su cui permane il riserbo più assoluto.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Settembre 2004
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