Fecondazione in vitro: il Del Ponte escluso da un muro
Da gennaio è tutto pronto alla clinica ginecologica per fare l'inseminazione assistita. Ma le coppie continuano ad essere dirottate altrove a causa di problema banale
Dalla primavera scorsa è tutto pronto. Macchinari, personale, spazi. Ciononostante non si parte.
Che il reparto, tra i migliori in Italia, scalpitasse per diventare l’unico centro pubblico di riferimento del territorio si sapeva da oltre un anno. Nel gennaio, il professor Pierfrancesco Bolis era riuscito a farsi regalare le apparecchiature necessarie, per un valore di 100.000 euro. Quindi, grazie all’interessamento dell’università, un medico aveva fatto uno stage a San Francisco per apprendere le tecniche all’avanguardia. A maggio era stata inserita nell’equipe una biologa, retribuita con i fondi ordinari del reparto.
Nonostante il grande impegno, però, il professor Bolis e la sua equipe si sono scontrati contro una serie di problematiche che ancora oggi impediscono di iniziare l’attività.
Problemi di "piccolo cabotaggio" in rapporto ai vantaggi che si otterrebbero per le coppie sterili, desiderose di avere un figlio: "Chi non può esaudire questa desiderio – spiega il professor Bolis – deve essere considerato un malato a tutti gli effetti. E un ospedale pubblico ha il dovere di rispondere alle esigenze di cura dei pazienti".
La Fivet, in effetti, è semplicemente il perfezionamento di una serie di cure che un ospedale può fornire. Nella nostra zona, si garantisce l’assistenza di primo e di secondo livello con l’inseminazione artificiale, ma non si va oltre. Il passo successivo, invece, vorrebbe dire per le coppie ("Circa 150 all’anno, ma sono solo la punta dell’iceberg" spiega il primario) una struttura di riferimento del territorio e un risparmio non indifferente: il costo della fivet si aggira sui 220 euro a seduta, di cui 70 per gli esami e 150 per l’inseminazione vera e propria. In genere ci vogliono almeno quattro tentativi per raggiungere l’obiettivo.
"A questo punto io mi sento demoralizzato e anche un po’ preoccupato – spiega il professor Bolis ( nella foto seduto alla sua scrivania) – temo che, chi ci ha donato le attrezzature, ci ripensi e ci tolga questa opportunità".
Sarebbe un vero peccato, rinunciare a causa di un muro.
E il problema è un muro, una parete da abbattere, un lavoro il cui costo si aggira sui 2 mila euro al massimo.
Così, a causa di duemila euro, decine di coppie varesine devono recarsi a Milano, Torino, nel Canton Ticino, pagando fino a 10.000 euro, nella migliore delle ipotesi, per coronare il sogno della vita, avere un figlio.
Stiamo parlando della "Fivet" la fecondazione in vitro che la clinica di ostetrica e ginecologia dell’azienda ospedaliera varesina potrebbe realizzare ormai da mesi ma che rimane al palo.
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