Gli asilanti non possono lavorare. E nemmeno studiare
Dopo due stagioni consecutive, l'Agenzia formativa della Provincia non organizza più corsi per richiedenti asilo. Troppi i problemi e pochi i risultati
La notizia era uscita nel corso del convegno organizzato dalla Caritas proprio sulla situazione dei richiedenti asilo. Durante il suo intervento, Anna Maria Martelossi, delegata alla presidenza del Tavolo provinciale Asilo, aveva spiegato che il CFP di Tradate aveva istituito un corso per saldatori riservato a questa categoria di persone disagiate.
In realtà il corso si è svolto due anni fa ed ebbe una decina di partecipanti. Lo scorso anno scolastico, l’esperienza fu rinnovata cambiando, però, il target. Si pensò di avviare un corso per "operatrici di piano" da utilizzare negli alberghi, vista la grande richiesta nella zona. Il corso era riservato a donne richiedenti asilo e a ex tossicodipendenti, una decina di allieve in tutto il cui impiego, però, trovò degli ostacoli: il terrorismo internazionale e la paura dell’islamico, indussero alcuni albergatori a rinunciare a quella mano d’opera preziosa nel timore di reazione dei clienti.
Quest’anno, complici i tempi difficilissimi che sta attraversando la formazione professionale, non è stato avviato alcun progetto mirato. Troppi i problemi legati all’organizzazione del corso ma, soprattutto, al coinvolgimento degli studenti, persone che nel nostro paese vivono grazie alla rete d’assistenza volontaristica: dietro a loro ci deve sempre essere qualcuno che li mantiene e permette loro di muoversi e di recarsi a lezione. Problemi spesso insormontabili a cui si aggiunge la difficoltà di individuare il target esatto: persone che, presumibilmente, riceveranno risposta sullo status entro la fine del corso così da poter entrare subito nel mondo del lavoro grazie ai frequenti stage in azienda che vengono organizzati durante la formazione.
A complicare ulteriormente la situazione per l’ente che fa formazione, è la procedura dei rimborsi, che non vengono calcolati sul numero degli iscritti ma sugli studenti che affrontano l’esame conclusivo, con il limite che, se durante lo svolgimento del corso qualcuno se ne va, si perdono i contributi regionali.
A fronte di questa situazione, l’Agenzia formativa per quest’anno ha deciso di puntare solo sul pianeta "carcere", un altro ambiente emarginato dove i problemi di gestione sono altrettanto complicati.
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