Lo slalom tra i prezzi al mercato degli svizzeri
Caro euro: anche al mercato di Luino, pieno di stranieri il problema esiste. Bancarelle affollate, ma meno acquisti
Non è possibile vendere frutta e verdura a meno di un euro al chilo. Almeno al mercato. Questa la risposta alle offerte da 69 cent dei giorni scorsi che un discount di Gazzada aveva lanciato. Basta dare un’occhiata ai cartelli dei prezzi dei vari ortofrutta dello storico mercatone luinese che con i suoi cinquecento anni di storia difende con i denti i suoi clienti. Qui, infatti, la clientela è tra le più varie in tutta la provincia: comprende tedeschi e svizzeri in prima linea, con flusso regolare tutto l’anno con picchi altissimi durante l’estate.
Girando fra i banchi, Walter Sgambaro, è il meno caro di tutti e vende tutto tra gli 80 centesimi e un euro, la merce sembra bella ed è ben esposta.
Secondo il commerciante c’è stata una flessione dei prezzi dall’ingrosso al dettaglio ma se si va avanti così metà dei suoi fornitori chiuderanno entro un anno.
Due banchi più in là Mario Ricci applica prezzi un po’ più alti tra 1 euro e 1,90 euro, fa questo mestiere da cinquant’anni, sempre frutta e verdura e non crede a chi cerca di regalare i prodotti.
Anche qui l’aria che tira è la stessa anche se i prezzi sono già doppi rispetto al banco precedente. Sul rapporto quantità-qualità risponde il terzo fruttivendolo, sulla quarantina, nell’ortofrutta da quattro generazioni.
Davide Stocco applica prezzi tripli rispetto al primo intervistato e i cartellini sulle varie cassette vanno da 1,50 a 3 euro. Tre banchi, tre politiche dei prezzi diverse. Ma si vende? Il problema è questo. Pediniamo per un po’ una famiglia di svizzeri. Il capofamiglia spiega che sono tre ore che gira il mercato con la moglie e i due figli, ma di sacchetti della spesa non c’è nemmeno l’ombra. Il mercato, però, è sempre pieno, quindi. La crisi? «Certo che l’avvertiamo – dicono in coro i commercianti – e non è una questione di quantità persone. Il mercato, per la sua storia e per l’indotto che produce, viene visitato. Si parlano tante lingue e arrivano in tanti, specialmente d’estate. La gente c’è, insomma, ma i banchi restano pieni di roba».
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