«Sì all’Europa, ma con regole serie»
Luca Crosetto e Matteo Colaninno rispondono a Varesenews sul tema: Europa e imprenditoria
«All’Europa o si crede o non si crede, e come giovane ho il dovere di crederci». Luca Crosetto (nella foto a sinistra), presidente nazionale dei giovani di Confartigianato, giunto in quel di Malpensafiere per il dibattito "La Giovane Europa: limite o opportunità di crescita?", insieme al vicepresidente dei giovani imprenditori di Confindustria Matteo Colaninno (nella foto sotto a destra) ci ha anticipato alcuni punti importanti della discussione.
Crosetto e Colaninno, la piccola e media industria e quella grande: Davide e Golia, in apparenza, ma nessun disaccordo fra i due, anzi.
«Dobbiamo scordarci che l’Europa di domani possa essere regolamentata nel modo dell’Italia di oggi» ha detto Crosetto. «Se vogliamo poter sfruttare l’occasione dell’allargamento ad est dell’Unione Europea, dobbiamo mandare a Strasburgo e a Bruxelles un personale politico all’altezza. Dobbiamo poter contare come Italia all’interno dell’Europa unita». Concreto, da buon piemontese della Provincia Granda (quella di Cuneo, ndr), Crosetto sostiene che le piccole e medie imprese che Confartigianato rappresenta necessitano di regole certe e condivise, che consentano loro di competere ad armi pari con i nuovi concorrenti che emrgono sia dentro che al di fuori dell’Unione Europea. E sul tasto della reciprocità nei rapporti commerciali insiste anche Matteo Colaninno.
«Quanto accade oggi va contestualizzato nel quadro della globalizzazione. Oggi è la Cina a crescere in modo impetuoso, e il baricentro economico del pianeta si sta spostando verso l’Estremo Oriente. Anche questa è un’occasione che bisogna saper cogliere, e noi come gruppo stiamo puntando strategicamente su quel grande mercato. Abbiamo uno stabilimento a Foshan (nel Sud della Cina, ndr), dove produrremo in primo luogo per il mercato cinese; non siamo certo andati lì solo per lucrare sul minor costo del lavoro». Un no chiaro a dazi e tariffe, quello di Colaninno: «Sono palliativi momentanei, nel medio periodo sarebbero dannosi. Gli imprenditori devono essere lungimiranti come i cinesi che pianificano in termini di decenni, chi sbaglia oggi pagherà carissimo domani. Del resto, tutte le rivoluzioni hanno sempre lasciato sul campo morti e feriti».
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