Una monografia ripercorre l’arte di Angelo Giuseppe Bertolio

Alla Galleria Ghiggini sarà presentato un volume curato da Luigi Piatti sulla vicenda creativa dell'artista di Barasso

Non è la prima monografia che esce dedicata alla sua opera, ma è la prima dopo la decisione assunta qualche anno fa di chiudere la propria casa museo. Quella di Angelo Giuseppe Bertolio fu una decisione maturata nel tempo. Nella sua grande casa nel bosco di Barasso negli anni Bertolio ha allestito una vera e propria esposizione permanente antologica della sua lunga vita artistica. Qualche anno fa l’artista decide di chiuderlo, piccato  forse dalla scarsa attenzione degli addetti ai lavori e dalle istituzioni. Una scelta polemica in linea con il carattere del personaggio, schivo e con precise angolature non ancora smussate dagli anni.
Fa piacere dunque che si torni a parlare di lui, prolifico "costruttore" di macchine visive e perfezionista artigiano di un’arte rigorosa, analitica, costruttiva.
Il volume è curato dall’amico e critico d’arte Luigi Piatti e ospita un contributo critico di Giuseppe Strazzi. Saranno loro, coordinati dal giornalista-scrittore Mauro Della Porta Raffo a presentare l’opera, mercoledì 20, alle 20.45 presso la galleria Ghiggini.
Il percorso creativo di Bertolio (Mornago 1934) è lungo ed articolato e fa i conti con una preparazione tecnica ed una attività professionale manufatturiera.
I suo interessi artistici si concretizzano in maniera articolata a partire dalla fine degli anni sessanta quando comincia a focalizzare una adesione ai principi della creazione geometrica, visuale, modulare. Studia le forme primarie, triangoli, cerchi e quadrati e le loro architetture da cui sviluppa opere bidimensionali e tridimensionali. Nel 1976 arriva all’Architettura totale di un quadrato. Nasce il modulo che permette all’artista di ottenere un numero illimitato di forme archetipiche in bidimensione che si sviluppano in nuove forme iconografiche. Con gli anni ottanta esplora il cosidetto 
Razionale Irrazionale Essenziale. Questo periodo – scrive Sartoris- «conferisce alla pittura scolpita e architettata di A.G. Bertolio la cadenza persuasiva di un canto geometrico e di un linguaggio spaziale" nell’ambito di un "ardito e inconsueto dinamismo plastico".
Altre stagioni sono il Simbolismo costruttivo e poi semplicemente il 
CostruttivoIl geometrismo rigoroso viene infine superato alla fine dello scorso decennio quando Bertolio aderisce il movimento MADI, sintesi di materialismo e di dialettico, che conferisce alle sue opere una inedita irregolarità e dinamicità.
Molte le opere di Bertolio esposte in musei e collezioni pubbliche, lunga la teoria di critici che si sono occupati di lui: da Gillo Dorfles ad  Umbro Apollonio, da Mario Radice a Luciano Caramel, da Alberto Sartoris a Bruno Munari.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Ottobre 2004
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