Calogero Marrone, un eroe dimenticato

Franco Giannantoni e Ibio Paolucci ripercorrono in un libro la figura del capo dell’Ufficio Anagrafe del comune di Varese assassinato a Dachau per aver aiutato ebrei e antifascisti durante l’occupazione tedesca

calogero marrone

Lo prelevarono alle cinque del pomeriggio nella sua casa, al civico 14 di  via Mario Chiesa, oggi via Sempione. Era il 7 gennaio del 1944 e Calogero Marrone, capo dell’Ufficio anagrafe del comune di Varese, alla vista dei due ufficiali tedeschi, non deve aver dubitato sui motivi di quella visita. Marrone aveva fornito centinaia di documenti falsi a ebrei e antifascisti per consentire loro di mettersi in salvo. Ebbe solo il  tempo di prendere una borsa, già preparata, con due camicie e un rasoio, e di salutare la moglie e il figlio Domenico. Venne portato subito al carcere di Varese e poi tradotto quotidianamente per gli interrogatori, condotti dall’autorità tedesca, a villa Concordia. Dopo 19 giorni fu trasferito al carcere  di San Donnino a Como, e da lì  al carcere milanese di San Vittore. L’ultima tappa italiana, prima della deportazione, fu il campo di transito di Bolzano-Gries. Oltre al dolore per la prigionia e per i maltrattamenti, che lui stesso definì in una lettera «una via Crucis», Marrone dovette sopportare il silenzio dei famigliari imposto dalla censura.
Solo nel maggio del 1945 arrivò alla moglie e ai quattro figli la notizia della sua sorte. Nel febbraio dello stesso anno, Calogero Marrone era morto di stenti nel lager di Dachau.

giannantoni franco

La storia di quest’uomo, nato nel  maggio del 1889 a Favara in provincia di Agrigento e venuto a Varese nel 1931, è stata raccontata dai giornalisti Franco Giannantoni (foto) e Ibio Paolucci nel libro “Un eroe dimenticato” (Edizioni Arterigere). La figura e l’azione di Calogero Marrone vengono ricostruite dai due autori senza retorica. Le pagine del libro ricalcano l’asciuttezza e la sobrietà di quel funzionario statale, curato ed elegante, profondamente antifascista e al tempo stesso irreprensibile sul lavoro, stimato per questo dai suoi più stretti collaboratori. In questa storia rimangono due grandi interrogativi: chi tradì Calogero Marrone e perché non fuggì in Svizzera, nonostante don Luigi Locatelli, canonico della Basilica di San Vittore, l’avesse avvisato dell’imminente arresto da parte dei nazisti. Al primo gli autori non danno una risposta, ci sono solo delle supposizioni. Al secondorisponde il figlio Domenico: «Papà alla fine non se l’era sentita di lasciarci soli…rispettava tutti, ma amava soprattutto la famiglia. Per niente al mondo avrebbe voluto che, per causa sua, dovessimo correre dei rischi. Credo che immaginasse la sorte che l’attendeva. Malgrado ciò rimase fermo al suo posto. In questo sta la sua grandezza».

“Un eroe dimenticato” è anche una ricostruzione storica fedele della Varese degli anni dell’occupazione tedesca. Sullo sfondo della vicenda principale si dipanano destini importanti e significativi per la vita di quel funzionario statale venuto dal sud: Alfredo Brusa Pasqué, antifascista esponente socialista del Cnl varesino, il figlio  Sergio e la moglie Santina Broggi, attivi antifascisti, il partigiano Renato Morandi, Gianfranco Maris, Salvatore di Benedetto, i fratelli Alfonso e Maria Montuoro. Nel libro c’è posto anche per un altro “giusto”: Raffaele Gibilisco, un barbiere di Lavena Ponte Tresa, che faceva da guida agli ebrei che affollavano il confine. Arrestato dai tedeschi, venne deportato a Mauthausen dove morì il 5 marzo del 1945. Una via centrale della città è intitolata a suo nome.
«Questo onore – dice Franco Giannantoni – a Calogero Marrone la città di Varese non l’ha tributato. Penso che ora è venuto il momento di ricordarlo con l’intitolazione di una strada e magari la scelta migliore sarebbe quella di cancellare la via Reginaldo Giuliani, un prete che collaborò con il fascismo».

Franco Giannantoni e Ibio Paolucci
“Un eroe dimenticato”
edizioni Arterigere
pp. 239
€ 17,00

di
Pubblicato il 27 Gennaio 2005
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