Quando Gianni Rodari insegnava ai figli dei partigiani

Nel 1948 nasceva il villaggio Sandro Cagnola. Un modello educativo rivoluzionario. Tanti nomi famosi tra alunni e maestri. sabato 28 maggio un convegno per ricordarlo

Alla Rasa, a due passi da Varese, il villaggio scuola Sandro Cagnola è ancora in piedi. Lo si intravede percorrendo la strada provinciale che da Brinzio porta a Varese. Diciassette ettari tra prati, boscaglia e soprattutto ruderi stile liberty da decenni in disuso. Con le mura resiste anche la memoria di una straordinaria stagione vissuta oltre 50 anni fa. 
Nato nel 1948 su iniziativa del Comitato milanese per l’infanzia e sulla scorta dell’esperienza dei convitti della rinascita di Milano e Venezia, il villaggio era tra le poche esperienze laiche in un’Italia dove la maggior parte degli istituti educativi erano a carattere religioso. 

La scuola accoglieva i figli dei partigiani uccisi, dei deportati politici, ma anche ragazzi difficili inviati dal tribunale dei minorenni. Lì trovavano ospitalità e una scuola con docenti all’avanguardia per metodo d’insegnamento e preparazione. Si studiava musica, canto, teatro, cinema, scienze e oltre ai libri si faceva anche esperienza concreta nei vari laboratori: da quello tipografico, dove si stampava il giornalino della scuola, alla falegnameria. Per imparare a coltivare la terra si facevano lezioni "al rustico" con i contadini e le mucche. A insegnare la meccanica c’era un operaio della Macchi, cacciato dalla fabbrica per motivi politici.
Protagonisti di quella stagione furono Rosina e Sergio Rossi,  lei insegnante, lui pittore pedagogista. Arrivarono alla Rasa nel 1952, dopo un’esperienza al Convitto di Milano (dove si erano tra l’altro conosciuti), e ci rimasero fino al 1962. I coniugi Rossi Avevano in testa un progetto educativo basato sulla pedagogia di Freinet che al villaggio Cagnola trovò compimento.
«Appena arrivati, trovammo una situazione allo sbando – dice Rosina -. C’erano 20 bambini, i figli dei comunisti livornesi che avevano preso le armi dopo l’attentato a Togliatti e i figli dei contadini morti durante la strage di Portella delle ginestre, in Sicilia. Avevano fondato la repubblica dei ragazzi e a curarli c’era una sola persona. I più prepotenti avevano occupato le cariche più importanti. Sciogliemmo quella repubblica e iniziammo fare un lavoro pedagocico fondato sul rispetto assoluto della persona, dai bambini agli adulti, lo studio e la responsabilità. Era un modello simile a Nomadelfia».

Al villaggio della Rasa arrivavano molti ragazzi, da tutta Italia e da esperienze diverse. Alcuni erano soggetti difficili mandati dal giudice minorile. Un giorno ne arrivò uno particolarmente turbolento, si chiamava Luigi Magni, veniva dal quartiere del Giambellino. «Gigi era un ragazzo molto agitato – continua Rosina – ma con un grande talento. Conosceva tutte le barzellette di Gino Bramieri e le raccontava con gusto. Era abilissimo a fare il mimo e da subito collaborò al laboratorio di teatro, che ci diede non poche soddisfazioni. Uno dei nostri spettacoli vinse la maschera d’oro al festival del teatro popolare di Napoli, in giuria c’erano Gillo Pontecorvo e Eduardo De Filippo».
Lasciato il villaggio della Rasa, Magni andò a fare la scuola del Piccolo Teatro. Qualche anno dopo diventerà un attore famoso e componente del celebre gruppo "I gufi".  «E non fu l’unico, perché ogni estate da Firenze arrivava al villaggio, per fare quell’esperienza educativa, un ragazzino, un tale Finzi, che da adulto diventerà un noto scrittore».

Alla scuola  Sandro Cagnola" i ragazzi potevano fare incontri interessanti. Il pittore Treccani, lo scrittore Gianni Rodari, Ada Gobetti e Teresa Noce erano di casa. I comandanti partigiani raccontavano la storia e scienziati famosi facevano lezioni di fisica e  astronomia. Un’esperienza importante che si chiuse nel 1963, due anni dopo la morte di Sergio Rossi.
«Io ho imparato molto da quella stagione – dice
 Edmea Bassani, insegnante esterna che andava a fare lezione. Mi servì soprattutto in seguito, quando andai ad insegnare nelle scuole statali dove i docenti si tenevano i registri stretti al petto. Tutto il contrario di quell’apertura, senso di responsabilità e di rispetto che bisogna avere per i ragazzi, a maggior ragione se provengono da esperienze tragiche, come quelli del villaggio Cagnola. Era una palestra formativa anche per noi».

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Sabato 28 maggio inizio ore 9.00 Circolo di Belforte sala René Vanetti
viale Belforte 165 Varese

Un’esperienza educativa democratica e laica negli anni Cinquanta. Il villaggio scuola Sandro Cagnola, la Rasa di Varese

Un’iniziativa di:  Anpi, Ass. Nazionale Partigiani d.Italia, Istituto varesino. Luigi Ambrosoli. per la storia dell.Italia Contemporanea e del movimento di Liberazione, Associazione culturale Elvira Berrini Pajetta, Comitato ex-cittadini del .Villaggio scuola S. Cagnola.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Maggio 2005
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