Elisabetta Ballarin: «È stato Volpe a finire Mariangela»

Prosegue il processo alle Bestie di Satana. La giovane sostiene: «Ero in giardino al momento dello sparo»

Prosegue al tribunale di Busto il processo alle "Bestie di satana". Oggi, martedì 18 ottobre, è toccato ad Elisabetta Ballarin e Nicola Sapone deporre davanti ai pm Pizzi e Masini. La Ballarin è stata interrogata sull’omicidio di Mariangela Pezzotta, commesso all’interno della casa di proprietà del padre di Elisabetta.

«È stato Andrea Volpe a finire Mariangela (nella foto) a colpi di badile» spiega Elisabetta, smentendo le ricostruzioni secondo le quali sarebbe stato Nicola Sapone a dare il colpo di grazia alla giovane dopo che Volpe lo aveva chiamato in aiuto. Oltre a questa rivelazione, vero elemento di novità della deposizione, la Ballarin ha raccontato l’andamento di quella tragica notte tra il 23 e il 24 gennaio 2004. «io e Volpe siamo andati a casa e ci siamo imbottiti di droga: eroina e cocaina, un mix chiamato speed». I due giovani sarebbero quindi stati sotto i pesanti effetti delle sostanze stupefacenti al momento dell’arrivo alla villetta della Pezzotta. Poco tempo prima Volpe, Andrea Basciu (un amico del Volpe, non implicato nella setta ndr) ed Elisabetta avevano anche pianificato e messo a segno una rapina ai danni di alcuni spacciatori. Erano in tre: la Ballarin con uno spray al peperoncino, Andrea Volpe armato di pistola e Basciu con un coltello; gli spacciatori erano fuggiti lasciando sul posto alcune dosi di droga, ma nemmeno un centesimo in denaro.

«Al momento dell’uccisione di Mariangela non ero presente – ha detto la Ballarin – perché ero uscita, vicino alla macchina. Quando ho sentito lo sparo sono rimasta come paralizzata, poi sono rientrata ed ho trovato Andrea in preda al panico. Sosteneva che era stato un incidente, che non avrebbe voluto sparare. Ci siamo calati quattro-cinque pastiglie di Tavor a testa per far fronte al panico, poi abbiamo coperto il corpo di Mariangela con i sacchi della spazzatura e l’abbiamo trascinata alla serra, perché pensavamo fosse già morta, era immobile, piena di sangue. Lì ho scavato una buca in cui abbiamo adagiato Mariangela, mentre Andrea aveva le allucinazioni e sparava in aria. Anche a me è sembrato di vedere Mariangela muoversi, e sono fuggita. Poi è stato lui, Andrea, a finirla a colpi di badile. Sapone? Io quella sera non l’ho visto, anche se sono sicura che è stato lì». Nel corso della deposizione i pubblici ministeri hanno contestato alla Ballarin alcune contraddizioni ed omissioni rispetto ai precedenti interrogatori. La giovane si è difesa sostenendo di aver "recuperato" con il tempo alcuni particolari di quella sera, che all’inizio aveva dimenticato. È chiarissimo l’intento di attaccare Volpe. «Pensavo che Andrea fosse sincero con me, invece…» ha detto la Ballarin, che in un’occasione si è riferita a lui semplicemente come «il signor Volpe». Anche secondo il legale della ragazza, l’avvocato Francesca Cramis, il rapporto fra i due è crollato quando Elisabetta, che in un primo momento ha ammesso di aver mentito per “coprire” Volpe, si è accorta che il suo fidanzato aveva già ucciso, in passato, Chiara Marino e Fabio Tollis

Prima di Elisabetta Ballarin era toccato a Pietro Guerrieri e Mario Maccione essere interrogati in relazione al suicidio indotto di Andrea Bontade. «Volpe e Sapone – ha detto Guerrieri – volevano punire Bontade perché non si era presentato la sera degli omicidi di Chiara Marino e Fabio Tollis. L’idea di mettere gli allucinogeni nelle bevande di Bontade era stata di Volpe». Guerrieri ha anche sostenuto che la prossima vittima del percorso di sangue della setta sarebbe dovuto essere egli stesso. Interrogato sullo stesso argomento, Mario Maccione si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Sul banco dei testimoni è poi salito, nel primo pomeriggio, Nicola Sapone (foto). Sapone ha negato categoricamente ogni addebito, tincerandosi dietro una selva di «non è vero» e «non ricordo», a partire da elementi fondamentali come lo stesso carattere satanico del gruppo («ci teneva insieme la musica, il satanismo era solo una moda, l’unico occultista tra noi era Maccione ma lo consideravo un bambino»). Sapone, anch’egli difeso dall’avvocato Cramis, ha sparso abbondante veleno, tra una negazione e un’amnesia, puntualmente contraddette dai pm Pizzi e Masini in base ai primi interrogatori di Sapone del marzo 2004. Tra l’altro ha accusato il pubblico ministero Pizzi di averlo minacciato con le parole «confessa o ti prenderai l’ergastolo». Sdegnata la reazione dell’ex procuratore capo di Busto Arsizio, che ha subito negato l’addebito citando a propria discolpa i verbali d’interrogatorio. Un’altra grave accusa da lui rivolta in aula agli inquirenti che lo interrogarono subito dopo l’arresto è quella di avergli fatto il seguente discorso: «Sappiamo che col delitto Pezzotta tu non c’entri, dicci dove sono Fabio e Chiara e ti rimettiamo fuori». Sul delitto Tollis-Marino Sapone ha dichiarato di non ricordare quasi nulla di quella serata, se non di un guasto all’automobile di Volpe mentre si andava al Nautilus (la versione di comodo poi denunciata come tale dagli altri "pentiti" del gruppo, ndr), nè ricorda di aver mai preso parte allo scavo della fossa destinata ai due insieme a Volpe e Guerrieri. Anche prima, sui due tentati omicidi di Chiara Marino con overdose e con un petardo nel serbatoio Sapone si è dichiarato totalmente all’oscuro, negando anzi che nel gruppo si parlasse di fare del male a Chiara. Per quanto riguarda Bontade, Sapone ha ammesso che alla Festa delle Luna dell’estate 1998 il ragazzo sembrava sotto l’effetto di allucinogeni, e che restò immobile per un paio d’ore, ma ha negato di aver versato la droga nel caffè della vittima; allo stesso modo, ha negato di averlo in qualsivoglia modo spinto al suicidio. Infine, sul delitto Pezzotta, Sapone ha confermato di essere stato chiamato da un Andrea Volpe sconvolto e di non vaer incrociato la Ballarin sul posto (contraddicendo quanto detto alla propria fidanzata: «bugie»), e ha aggiunto di aver temuto per la propria vita di fronte alle reazioni alterate di Volpe, ancora armato dopo il delitto. Quando l’avvocato Cramis gli ha chiesto perchè gli altri lo accusino, Sapone ha fatto spallucce, denunciando Volpe come un tossicodipendente pieno d’invidia nei suoi confronti e poco credibile, e Maccione come un immaturo.  

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Pubblicato il 18 Ottobre 2005
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