Cervelli made in Italy, una missione per riportarli a casa

Il presidente Formigoni in visita al “Massachuttes Institute of Technology” stringe un patto collaborativo con la prestigiosa università statunitense. Due gli imperativi: ricerca e innovazione

L’obiettivo è di quelli ambiziosi: favorire un movimento di “cervelli” che stimoli lo scambio di conoscenze nell’innovazione tecnologica e nella ricerca scientifica tra la Lombardia e gli altri paesi. In particolare è proprio sul  MIT, ovvero “Massachusetts Institute of Technology”, che il viaggio del governatore Formigoni si sta concentrando.
Non a caso è stata scelta una delle dieci migliori università del mondo. Formigoni ha incontrato due “cervelli” di casa nostra: Francesco Stellacci, giovane laureato al Politecnico di Milano e recentemente nominato uno dei 35 innovatori a livello mondiale di età inferiore ai 35 anni, e Nicola Marzari, professore di Scienze materiali computazionali.

«La Regione Lombardia – ha detto Formigoni – da tempo ha inserito tra i propri compiti istituzionali quello di sostenere lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione. La missione negli Stati Uniti ha nella tappa di Boston un elemento di straordinaria importanza strategica perché ci consente di conoscere nuove realtà, scienziati, progetti che aiuteranno la Lombardia a consolidarsi come Sistema Aperto».
Cinque i punti di forza riconosciuti all’ateneo di Boston: qualità della didattica, qualità dello staff accademico, rendimento dell’attività di ricerca e grande performance accademica in relazione alle dimensioni dell’istituzione. 

«Vogliamo che il sistema lombardo – ha proseguito il presidente della Regione – diventi attrattivo per i cervelli provenienti dall’estero e non soltanto per far rientrare nel nostro Paese gli innovatori italiani: ci interessano ricercatori cinesi, indiani, americani e, naturalmente, italiani che studiano all’estero e poi ritornano al Paese d’origine, dando così impulso a un movimento che renda bidirezionale ciò che oggi è in gran parte monodirezionale». E’ su questo modello che sta lavorando il sottosegretario Antonio De Maio, che nella missione in USA rappresenta anche i dodici atenei lombardi, molto interessati a sviluppare scambi e connessioni operative con il mondo delle università americane. Il tema del coinvolgimento dei privati nel sostegno della ricerca è stato toccato dal sottosegretario Raffaele Cattaneo, che ha proposto scambi con il MIT in termini di piattaforme organizzative finalizzate a creare le condizioni perché i ricercatori scelgano la Lombardia per sviluppare la loro attività e incontrino un terreno fertile da parte delle imprese ad implementare i risultati raggiunti nel campo dell’innovazione.

La questione è certamente uno degli argomenti "caldi" anche nel dibattito politico italiano, che riguarda il rapporto tra sviluppo scientifico e impiego di fondi pubblici da destinare alla ricerca. Non a caso Varesenews ha da tempo trattato della questione. Lo scorso 23 settembre Renzo Dionigi rettore dell’Università Insubria di Varese, ha rilasciato un’intervista parlando proprio del rapporto di collaborazione avviato dall’ateneo varesino con l’università di Harvard nel campo della medicina chirurgica, e non solo (l’università Insubria collabora infatti anche col dipartimento di lingua e letteratura italiana, di statistica e con la Law school della Harvard University).
Sempre in tema di dialogo tra la realtà economica lombarda con quella statunitense, il nostro giornale ha riservato un altro spazio importante: il lungo resoconto del viaggio negli Stati Uniti di Marco Reguzzoni, presidente della Provincia di Varese (conclusosi con un’intervista realizzata dal nostro direttore lo scorso 25 ottobre). Innovazione, contenuti tecnologici, piani di fattibilità, adeguate fonti di finanziamento. Questi gli ingredienti principali emersi dall’intervista a Giorgio Travaglini, direttore della svizzera “Tecnopolo”, fondazione privata presente nel Canton Ticino con il compito di selezionare e accompagnare le nascenti imprese nella delicate fase di “start up”. In quest’occasione anche la Svizzera si è mostrata interessata a “dialogare” con gli istituti di ricerca del nostro paese, non da ultimo con quelli dell’area insubrica.
Largo quindi alla migrazione di cervelli di casa nostra, purchè il “saldo” tra ingressi ed uscite rimanga sempre positivo.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Novembre 2005
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