Chi sono gli interlocutori per la moschea?

L'Anolf-Cisl rilancia sul territorio la proposta del ministro Pisanu di una consulta della comunità musulmana

La proposta del ministro dell’Interno Pisanu di creare una consulta della comunità musulmana, con la quale dialogare per combattere insieme la piaga terrorista, è stata accolta con favore dalle associazioni sindacali e dalle stesse comunità di immigrati varesine. Nell’ultimo numero di "Bingo  Bongo", il bimestrale delle comunità straniere della nostra provincia, l’editoriale titolava: "Consulta, una proposta intelligente", ora le stesse comunità si chiedono come quella proposta debba essere attuata e quali sono gli interlocutori in provincia.

La necessità di un dialogo paritario è stata sottolineata in continuazione, e da molto tempo, da Kofi Annan a Papa Giovanni Paolo II, dal suo successore Benedetto XVI al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
«Il mondo politico, quello associativo e le istituzioni si incontrano per dire: spetta a noi l’impegno di rafforzare il dialogo – spiega Sergio Moia, copresidente dell’Anolf e segretario provinciale della Cisl -. Però resta il problema degli interlocutori: in provincia di Varese chi sono? chi decide chi deve farvi parte? La comunità musulmana che ruota intorno al centro di Gallarate è un interlocutore? E se lo è chi coltiva questo rapporto? E i partiti cosa fanno? Se non si gestiscono con intelligenza le spinte xenofobe, Varese ha già dimostrato cosa puo’ succedere».

Una sfilza di domande che dovrebbero trovare una risposta negli interlocutori politici e soprattutto istituzionali del territorio. «Se il compito della politica è risolvere i problemi, – aggiunge Thierry Dieng – non capisco perché da noi ciò non avviene. Anzi c’è una politica che osteggia apertamente questo dialogo, vedi l’atteggiamento della Lega Nord a Gallarate, e una politica in generale che se ne disinteressa. Non gestire questo aspetto è un errore».

I vertici dlel’Anolf-cisl chiedono, dunque,  un confronto serio e soprattutto qualcuno disposto a mettere sul tavolo le questioni con la volonta di risolverle. «Se esiste un problema legato ai rapporti con la comunità islamica o alla moschea occorre dare delle risposte credibili – dice M’hammed Sayaih – senza nascondere l’ostilità dietro la facciata di una questione burocratico-legale. Ad esempio nella comunità musulmana di Gallarate c’è una grandissima disponibilità a trattare. La cosa più semplice è vedere insieme il percorso da fare. Se ci fossero degli interlocutori sarebbe tutto più semplice, si parla, si discute, si media e si trova una soluzione che soddisfi tutti. Se tutti si sentono parte della stessa casa tutti la vorranno difendere».

Le associazioni sindacali si stanno muovendo in questa direzione, anche per necessità, visto l’aumento di lavoratori immigrati. La recente piattaforma degli edili ha previsto una serie di regole ad hoc per i lavoratori musulmani (quello edile è uno dei settori dove la presenza degli stranieri è molto significativa). «Io come cittadino e segretario sindacale  – conclude Moia  – mi sento investito in pieno di questo problema. Se questo percorso lo ha fatto il sindacato perché non puo’ farlo la politica?»

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Novembre 2005
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