Contro la Bolkestein è ancora mobilitazione
Il 14 febbario euro-manifestazione sindacale a Strasburgo contro la liberalizzazione selvaggia dei servizi
La direttiva comunitaria Bolkestein, che liberalizza i servizi, continua ad incontrare resistenze assai dure da parte dei sindacati. Già il 19 marzo 2005 ottantamila lavoratori erano sfilati a Bruxelles, costringendo il presidente della Commissione Europea Barroso a sospendere l’applicazione della direttiva. Secondo i sindacati, con essa era a rischio l’intero modello sociale europeo, dal momento che si consentiva l’impiego in ogni paese dell’Unione di lavoratori alle condizioni retributive, di sicurezza e previdenziali vigenti nei Paesi di provenienza – purchè anch’essi comunitari. Il fatto è che le differenze tra "vecchia" Europa occidentale e "nuova" Europa post-sovietica sono, da questo punto di vista, stridenti, e minerebbero alla base i diritti conquistati dai lavoratori dei Paesi più ricchi in decenni di lotte sindacali.
Il testo della direttiva Bolkestein, subbissata di emendamenti da più parti, sarà riesaminato dall’Europarlamento il 14 febbraio, su pressione britannica.
Per tale data una nuova manifestazione è stata indetta dalla CES (Confederazione dei Sindacati europei), organizzazione che raccoglie ben 60 milioni di lavoratori sindacalizzati. La CES chiede un riduzione drastica del campo di applicazione della direttiva, escludendone i servizi di interesse generale quali quelli socio-sanitari, postali, audiovisivi, gas, acqua, elettricità, ambiente e lavoro temporaneo; una distinzione fra l’accesso all’attività (secondo le regole del paese di provenienza) e l’esercizio della medesima, che deve rispettare le norme del Paese in cui è espletato. Infine, si chiede di sottostare agli accordi collettivi e alle norme di sicurezza sociale esistenti nei singoli Stati, di rafforzare i controlli e i meccanismi di vigilanza e di introdurre una clausola di revisione che, passato un triennio, consenta di rivedere la normativa.
Cgil, Cisl e Uil di Varese parteciperanno alla manifestazione di Strasburgo con i colleghi svizzeri (e dunque "extracomunitari"…) di Ocst e Unia del Consiglio Sindacale Interregionale (Csi) e con tutti i Csi europei. No alla cancellazione dello stato sociale, sì ad occupazione, mobilità e servizi di qualità migliore, sì ad eguali condizioni di lavoro e di trattamento, sì, infine, ad una Europa sociale ed equa: questi i "punti forti" che i sindacati ribadiranno, a suon di megafono, di fronte all’Europarlamento.
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