Islamici ancora in strada: “Basta con questa farsa!”

Alla preghiera del venerdì erano circa 200. Invito al dialogo di Samir Baroudi, che però sottolinea l'assurdità della situazione per la comunità

 È una tradizione alla quale gli islamici di Gallarate non si vogliono abituare. L’ennesima preghiera in strada, davanti all’ex centro culturale di via Peschiera a Cedrate, si è svolta con la consueta tranquillità, sotto l’occhio vigile di pochi agenti della Polizia di Stato e della Polizia Locale. Erano circa 200 anche questa volta, arrivati tra mezzogiorno e l‘una. Sono stanchi di pregare al freddo, con i tappeti sopra l’asfalto umido: «Vogliamo che il Prefetto intervenga, ci auguriamo che la gente di buona volontà ci appoggi in questa nostra lotta – spiega Samir Baroudi, portavoce autorevole della comunità islamica varesina -. Questa è un’umiliazione che deve finire, il fatto che siamo costretti a pregare al freddo è asurdo. La comunità islamica italiana non cerca lo scontro, islam vuol dire pace, non abbiamo mai stimolato né appoggiato atti di guerra. Chiediamo soprattutto che ci comprendano, ci conoscano prima di prendere posizioni di chiusura pretestuose».

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L’imam ha arringato la folla in arabo nel corso del suo sermone, poi ha passato la parola a Samir Baroudi (foto): «Il profeta Maometto ha portato la luce sul mondo – ha detto – per far conoscere l’islam in tutto il mondo, dalla Cina alla Spagna. Noi dobbiamo diffondere la parola del profeta, far conoscere la vera essenza dell’islam, che è pace». È stata poi la volta di Souleimane, al secolo Franco La Spina, italiano di Sesto Calende che ha abbracciato la religione musulmana («una scelta personale – ha spiegato – che mi ha fatto aprire gli occhi». Come lui, altri italiani ogni venerdì si mischiano a maghrebini e fedeli da tutto il mondo islamico per pregare Allah): il giovane ha criticato la scelta di pubblicare le vignette satiriche su Maometto e ha chiesto comprensione per l’islam: «Non conoscere fa paura, favoriamo l’integrazione e il dialogo, diciamo no ai fanatismi di ogni tipo. Maometto diceva: “Non fate male e non restituite male per male”. Cerchiamo di agire in questo modo».

 Alla preghiera, in disparte, è intervenuta anche l’avvocato Tatiana Bruna Ruperto (foto), legale della comunità gallaratese: «Non ci sono novità di rilievo, se non il fatto che finalmente questa mattina ho potuto vedere i verbali della denuncia sporta contro gli islamici dal comandante dei Vigili Urbani Giuseppe Alessi per violazione dell’ordinanza di chiusura del capannone di via Varese – spiega la Ruperto -. Ora che ho tutte le carte potrò preparare il ricorso al Tar, sempre che non ci siano aperture da parte dell’amministrazione, vale a dire una rettifica o una modifica dell’ordinanza. Se non ci saranno novità, sono pronta a depositare in Tribunale anche il corposo esposto contro il Comune. Dall’amministrazione non ho avuto comunicazioni, i lavori in via Varese rimangono bloccati e non ci hanno detto se accolgono la nostra proposta di far entrare nello stabile un numero congruo di lavoratori per terminare l’opera. Anche per via Peschiera la partita non è chiusa: il Tar non si è espresso in via definitiva, mi auguro che lo faccia in tempi brevi». Intorno al 20 febbraio dovrebbe esserci un nuovo incontro con le parti organizzato dal prefetto Roberto Aragno: «Una cosa è certa – conclude il legale -: alle prossime convocazioni i delegati della comunità islamica non andranno da nessuna parte senza l’avvocato».

La preghiera si è conclusa con l’intervento di un fedele, lunga barba nera e tunica blu, che ha lanciato a gran voce una provocatoria proposta: «Se non ci ascoltano in questa settimana, venerdì prossimo andremo a pregare in via Varese». A stemperare i toni ci ha pensato subito Baroudi («l’unico autorizzato a parlare a nome della comunità varesina» ha detto con forza M’hammed Sayaih, dirigente dell’Anolf Cisl di Varese): «È stata un’uscita di un singolo esasperato da questa situazione – ha spiegato Baroudi -. Decideremo con calma cosa fare la prossima settimana, senza farci prendere da colpi di testa, ma decisi a risolvere una volta per tutte la situazione».

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Pubblicato il 17 Febbraio 2006
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