L’export, una marcia in più per Varese
Il nostro territorio resiste alla crisi economica grazie alla voglia di fare impresa
Gli imprenditori varesini tengono duro. La relazione di inizio anno dell’Unione Industriali di Varese è un’occasione per fare il punto della situazione economica in provincia.
Una congiuntura non ancora positiva, ma che grazie alla alta tecnologica e a una rinnovata voglia di investimento, a Varese tiene il passo più che in Italia rispetto all’economia europea e globale.
«Se negli Stati Uniti lo sviluppo marcia oltre il 3% (3,7% stimato nel 2005) e nell’Unione Europea il PIL si sviluppa a tassi intorno all’1,4%, il contesto italiano registra una sostanziale stagnazione, che si attesta al +0,1% stimato nel 2005, con una produzione industriale stagnante (-1,2% la variazione a parità di giornate lavorative nei primi undici mesi del 2005) – ha sottolineato Alberto Ribolla nella sua relazione – I dati dei primi undici mesi del 2005 dicono che le esportazioni italiane hanno segnato una crescita del 3,6%, contro però una crescita dell’import del 6,7%. E’ un andamento che può soddisfare, ma solo relativamente, poiché si accompagna ad un progressivo deterioramento del saldo commerciale dell’Italia che tra gennaio e novembre si è attestato, complice anche l’inasprirsi della bolletta energetica, a -8,6 miliardi di euro. Così il nostro paese sta perdendo quote sui mercati internazionali: dieci anni fa la quota era del 4,7% ora, invece, siamo vicini al 3,8%.»
In un contesto del genere, dove l’Europa fa peggio degli Stati Uniti e l’Italia non riesce a stare dietro nemmeno alle medie europee, Varese ha di che sorridere: «Da noi le esportazioni hanno dimostrato una maggior tenuta. Nei primi tre trimestri sono cresciute del 9,7% a valore corrente ed il saldo commerciale continua a rimanere positivo, pari a circa 1,5 miliardi di euro – ha ricordato Ribolla – Sono risultati che sicuramente ci confortano, ma che sappiamo non ci mettono totalmente al riparo da una congiuntura ancora debole e, soprattutto, dalla necessità di riposizionare continuamente le nostre imprese ed i nostri prodotti».
Ed è questo infatti che emerge dall’analisi dell’andamento economico realizzata dall’Unione industriali varesina: a trainare la “tenuta” sono senza dubbio le esportazioni, che hanno raggiunto i 5.610 milioni di euro (+9,7%) contro un aumento di importazioni del 6,8% (pari a 4.033 milioni di euro). Un risultato che dà un segno positivo alla bilancia economica varesina, il cui saldo complessivo relativo ai primi nove mesi del 2005 della provincia di Varese risulta di +1.577 milioni di euro (+18%).
«Il 63% delle esportazioni ha preso origine dal settore metalmeccanico, quasi l’11% dal settore tessile-abbigliamento, circa il 10% dal settore chimico e farmaceutico ed il 9% dal settore gomma-plastica – ha precisato Paola Magnini, responsabile del centro studi Univa – Ed è il settore metalmeccanico a registrare il maggior dinamismo nelle esportazioni (+14,2%) così come le importazioni (+8,9%). All’interno del settore, i migliori tassi di crescita sono stati registrati nell’export dell’aeronautica e dei prodotti in metallo».
Se i dati sono moderatamente positivi, le previsioni per il futuro non sono ancora così rosee: il risultato è una sostanziale stabilità, il cui trend positivo dovrà essere confermato dai fatti.
D’altra parte, di segno contrario è il dato del ricorso alla Cassa Integrazioni Guadagni Ordinaria nel 2005: le ore autorizzate sono state 7.730.688, pari al +2,2% rispetto all’anno precedente. Questo dato, che da alcuni anni è in continua salita, conferma la pesantezza della situazione produttiva e il fatto che non c’è ancora nulla da cantar vittoria.
In compenso però, va registrata la continua propensione agli investimenti degli imprenditori varesini, che evidentemente perciò cercano di consolidare lo spiraglio di luce intravisto nel mercato – più estero che interno – investendo nelle dotazioni aziendali. Per il 70% dei casi si è trattato di riammodernamenti, ma un terzo di loro si è azzardato ad ampliare le sue dotazioni: segno di un primo ritorno alla speranza a lungo termine, tipica di chi sa tenere duro nei momenti peggiori.
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