La scelta dell’università: un gioco o un rompicapo?
Un giovane "orientatore" dell'università Cattolica giudica la giornata al teatro Apollollonio aperta ai maturandi per capire cosa fare a settembre
«Ma dopo l’università, cosa farò?» Questa è la domanda che Stefano Cerea, studente dell’Università Cattolica di Milano, si è visto porre più spesso dagli studenti varesini intervenuti alla giornata di orientamento che si è svolta al teatro Apollonio. Delegato dall’ateneo milanese a spiegare l’offerta formativa, Stefano ha riscontrato ancora un po’ di confusione tra le aspiranti matricole: «Ho avuto la sensazione che l’università venga vista come una tappa sul cammino del lavoro. Non è stato facile per me, studente all’ultimo anno di lingue straniere, dare risposte concrete. Certi ragazzi non hanno proprio in mente di come sia strutturata un’università. Non sanno che, oltre alle facoltà, ci sono i corsi di laurea specialistici. Di solito i più confusi sono quelli interessati alle materie umanistiche tipo lettere, lingue, scienze della comunicazione. Più determinati sono coloro che si informano su giurisprudenza o psicologia».
Stefano, al di là del risultato, è convinto che questi incontri siano utili per aumentare la consapevolezza dei ragazzi che si avvicinano al mondo accademico: «Ai miei tempi, queste iniziative non c’erano. Così, per esempio, io feci la scelta sbagliata che mi portai dietro per ben tre anni prima di decidere il cambio di facoltà. Oggi i ragazzi hanno la grande opportunità di cominciare a confrontare idee e curricula. Certo, devono affrontare questi appuntamenti con determinazione: devono venire con l’idea di capire e non, soltanto, di fare incetta di gadget. All’università, questi primi contatti servono per capire come indirizzare l’offerta, come sviluppare la comunicazione soprattutto in vista delle giornate Porte Aperte che sono il momento clou della presentazione».
Iniziare il "movimento di avvicinamento" anche dal punto di vista "dell’atteggiamento": «Di solito le matricole entrano in ateneo portandosi dietro l’atteggiamento del liceo, con l’attesa della campanella, il desiderio della bigiata e così via. Nel giro di sei mesi, comunque, volenti o nolenti sono costretti a mettersi in riga e ad affrontare lo studio con un atteggiamento più responsabile, altrimenti non si va avanti».
Archiviata la giornata orientativa varesina, Stefano appunta la sua attenzione ai prossimi 22, 23 e 24 febbraio quanto l’ateneo del Sacro Cuore di Milano farà la sua tre giorni di porte aperte: «Una raccomandazione a tutti gli studenti che verranno: fate domande a non finire, sfruttate al massimo i professori che sono pagati per dare risposte. Chiaritevi al massimo le idee».
A settembre inizia una nuova era.
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