Piani regolatori addio, si fa strada la contrattazione pubblico-privato

Dalla convention sul governo del territorio giunge la resa dello Stato che fornirà solo i principi guida. A Comuni e privati il "peso" di un territorio da gestire con intelligenza

Piani regolatori addio, benvenuto "governo del territorio". Ma a chi tocca la gestione? Sembra essere questa la domanda a cui ha tentato di dare risosta il convegno organizzato dall’Unione delle province e degli enti locali nella sala convention del collegio De Filippi di Varese oggi 24 febbraio. Un momento di riflessione si pone davanti alla selva legislativa che caratterizza quello che ormai viene definito il conflitto stato-regioni sulle competenze in alcuni settori.

Lo Stato, infatti, con la riforma del titolo V della costituzione ha delegato alle Regioni la competenza legislativa sulla questione della pianificazione territoriale, sulle scelte che vengono fatte nei vari territori in materia di edilizia, servizi alla persona, preservazione dell’ambiente e valorizzazione dello stesso. A duellare sulle due principali concezioni di governo del territorio c’erano Giuseppe Adamoli, consigliere regionale dell’Ulivo esperto di governo del territorio e l’onorevole di Forza Italia Maurizio Lupi, promotore del disegno di legge sui princìpi del governo del territorio.

La Regione Lombardia, responsabilizzando sulle scelte i comuni che creano il loro documento di piano quinquennale, ha approvato la legge 12 che supera i vecchi Piani regolatori rigidi e statici creando lo strumento del documento di piano appunto. Questo documento è quinquennale e disegna lo sviluppo delle città in base ad una libera contrattazione tra i privati che intendo investire in urbanistica e il pubblico.

Lo Stato detta, invece, solo i princìpi e le definizioni generali di questi nuovi termini quali governo del territorio, piano dei servizi, piano strutturale, ecc. Il commento di Adamoli alla legge 12 e al disegno di legge quadro di Lupi è stato in parte positivo «in quanto la legge 12 recepisce il principio della contrattazione tra pubblico e privato mirando alla qualità del progetto» – ha detto il consigliere dell’Ulivo – «ma è carente sotto alcuni aspetti perchè non ha aspettato la legge quadro nazionale che invece disegna le competenze con precisione, infatti ora la legge regionale andrà rivista alla luce della legge dello Stato che verrà approvata nella prossima legislatura».

Secondo Adamoli questa confusione ha creato una situazione di stallo tra i comuni che non si sono ancora adegiuati alla nuova legge attendendo le previste modifiche. Lupi, invece, ha difeso sia la legge quadro da lui scritta che quella regionale lombarda «perchè l’impianto rispetta tutti i criteri della legge nazionale che si andrà ad approvare». L’onorevole ha sottolineato l’importanza di questa legge di princìpi in quanto mette ordine alle competenze tra Stato e Regione andando a delegare agli enti locali e ai privati la maggior parte dei poteri «cosa che fino ad ora nessuno ha avuto il coraggio di fare».

Per i numerosi amministratori presenti si è trattato, tutto sommato, di un incontro utile a capire come trattare una materia delicata come quella dell’urbanistica dopo gli scempi che sono derivati da tutti i tentativi di regolamentare dall’alto la pianificazione territoriale fatti nel passato con i piani regolatori che costavano variazioni lunghe, macchinose, costose e, spesso, sbagliate. Resta da dire che fino a quando la legge quadro non verrà approvata il rischio che qualcosa cambi anche a livello regionale c’è sempre.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Febbraio 2006
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