Preghiera sotto la pioggia, il dialogo è in pericolo

Clima teso davanti all'ex centro islamico di via Peschiera. No del Comune per la conclusione dei lavori in via Varese. L'avvocato Ruperto: "Lunedì risponderemo davanti al Prefetto"

«La strada del dialogo si ferma qui. Da settimana prossima, succeda quel che succeda, andremo a pregare in via Varese». È categorico Mohamed Rachdi, portavoce della comunità islamica di Gallarate, dopo l’ennesima preghiera in strada davanti all’ex centro culturale di via Peschiera a Cedrate. Questa volta ad aggravare una situazione, già di per sé paradossale, ci si è messa anche la pioggia, che unita al freddo pungente ha peggiorato gli stati d’animo dei circa 150 musulmani riuniti nella rituale preghiera del venerdì. «Questa situazione è vergognosa per tutta l’Italia – ha concluso laconico Rachdi – l’uguaglianza è solo scritta, ma non messa in pratica».

«Sono molto amareggiato – ha detto anche Samir Baroudi (foto), portavoce della comunità islamica varesina – per le parole scritte in un comunicato dal rappresentante cittadino della Lega Nord: sono molto offensive, al limite della querela. Io ho sempre parlato di amore e tolleranza, loro invece fomentano l’odio e la violenza. Stanno ricalcando le tragiche orme di Milosevic in Bosnia. Questa è una situazione intollerabile. La Lega chiede di tapparmi la bocca e andare via dall’Italia, io non ho mai minacciato nessuno, sono loro che accendono il fuoco da Gallarate si mette a rischio tutta l’Italia. Queste immagini arriveranno ad Al Jazeera, gli arabi di tutto il mondo vedranno come ci trattano. Chiedo di smetterla con questo odio, il sindaco ha il dovere di risolvere questa situazione vergognosa. L’atteggiamento dell’amministrazione è chiaro, trovano ogni volta motivi per remarci contro, ci usano come carta politica, una carta sporca. Abbiamo fiducia nel Prefetto, mi auguro che faccia rispettare quanto detta la Costituzione».

Baroudi fa anche un invito a Ciampi: «Chiedo al nostro Presidente di venire qui a vedere la situazione – conclude -, non ci sono solo gli ebrei e le moschee da visitare, ma anche cose come questa, incresciose per un Paese democratico al centro dell’Europa». Sulle parole della Lega Nord interviene anche il segretario provinciale dell’Anolf Cisl, M’hammed Sayaih: «Baroudi è il nostro unico portavoce, chi vuole screditarlo e tenta di dividere la comunità non riuscirà nel suo intento. E sappia che chi tocca Samir, tocca tutta la comunità islamica».

Infine l’avvocato della comunità islamica, Tatiana Bruna Ruperto (foto): il legale porta la lettera appena ricevuta da parte del Comune, firmata Nicola Mucci: «Avevamo chiesto di ritirare l’ordinanza di chiusura per il capannone di via Varese o almeno di modificarla, permettendo ad almeno 50 persone di entrare per terminare i lavori. La risposta è stata negativa, ci hanno chiesto di ripresentare la domanda perché 50 operai sono troppi, anche se noi avevamo specificato nella richiesta che il Comune poteva dirci a sua discrezione quanti lavoratori far entrare nel capannone. È l’ennesima risposta che evidenzia la sordità anche di fronte ai dettami del ministro Pisanu. Lunedì prossimo, 27 febbraio, risponderemo nella riunione dal Prefetto: la trattativa andrà avanti con paletti ben definiti da ora in poi».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Febbraio 2006
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