Sogliano: una sveglia per la politica varesina

Di Massimiliano Didò - La rosa nel pugno

Egregio direttore

un merito Riccardo Sogliano ce l’ha: quello di avere riportato al centro del
dibattito politico le disavventure non solo del calcio varesino ma anche le
carenze e lo stato di abbandono degli impianti sportivi cittadini che, fatte
alcune eccezioni risultano inadeguati e carenti.
Ma non solo. Perché da buon imprenditore ha indicato una strada innovativa  che fa breccia su una rappresentanza politica varesina avara di proposte concrete e soprattutto estranea al “dinamismo amministrativo” che le nuove leggi impongono ai dirigenti politici locali.
Nuovi strumenti finanziari, maggiore coinvolgimento dei privati, forti
sinergie con gli altri Enti locali ma soprattutto maggiore iniziativa per
portare a termine progetti importanti e significativi per la città. Ricordo
quando il centrosinistra candidò a sindaco Ermanno Montoli (il cui fratello
Aldo era un importante e stimato esponente socialista), il quale promise di
rilanciare la squadra di calcio varesina anche attraverso un nuovo impianto.
A distanza di oltre un decennio la situazione è sotto gli occhi di tutti.

Del resto le argomentazioni addotte da Sogliano non sono diverse da quelle
espresse dai Presidenti delle altre squadre di calcio varesine che
partecipano alle categorie minori e che devono  sopportare forse disagi
maggiori, senza la possibilità di poter contare su sponsorizzazioni
adeguate. Eppure il loro ruolo ha una valenza sociale altrettanto valida
strappando i ragazzi dall’apatia quotidiana per indirizzarli verso una
pratica sportiva che oltre a rafforzare il fisico rafforza anche “la testa”.
Ma l’elenco degli impianti inadeguati potrebbe continuare: da quello del
PalaWhirlpool (Basket) a quello del  Palaghiaccio  (Hockey) e via dicendo.
Oppure vogliamo elencare le difficoltà che incontrano i portatori di
handicap nell’accedere alle suddette strutture sportive. Quali soluzioni
allora? In primo luogo le società sportive varesine devono essere coinvolte
nella gestione diretta degli impianti (le società non pagherebbero l’affitto
al comune ma garantirebbero una manutenzione  più “corretta” ed “efficiente”; l’amministrazione comunale potrebbe destinare il proprio personale ad altre funzioni sociali);  in secondo luogo bisogna porre le condizioni perché i capitali privati possano essere realisticamente interessati ad investire nella ristrutturazione o nella nuova edificazione di impianti sportivi polivalenti;  in terzo luogo il Comune (anche insieme ad altri Enti locali)  deve potere garantire un maggiore impegno economico attraverso nuovi strumenti di  indebitamento, come ad esempio l’emissione dei B.O.C. (di fatto obbligazioni) che potrebbero essere sottoscritti dai cittadini ed imprenditori varesini a tassi di interesse particolarmente bassi, vista la finalità sociale all’origine dell’emissione, senza gravare più di tanto sulle casse comunali (dati Anci confermano il buon esito di tali emissioni rispetto anche alle condizioni praticate dalla Cassa Depositi e Prestiti).

In ultimo, ma non per questo meno importante, l’amministrazione comunale ed i soggetti privati coinvolti devono garantire che una buona parte delle
risorse economiche prodotte dallo sport devono essere reinvestite nello
sport. Sono soluzioni compatibili con il progetto Sogliano e con le richieste dei Presidenti di tante altre associazioni sportive del territorio. Sono soluzioni che se fossero state adottate per tempo, anche attraverso un maggiore “dinamismo amministrativo”, avrebbero sicuramente contribuito a rendere  meno esasperato il quadro attuale dove per l’ennesima volta, davanti ad un Comune commissariato e non in grado di dare risposte, il  Varese F.C. (oggi Varese 1910) rischia il fallimento, insieme a tutto lo sport varesino.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Febbraio 2006
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