Troppi rifugiati in arrivo, la zona attese di Malpensa diventa un “albergo”
Impossibile smaltire in tempi brevi il flusso dei richiedenti asilo, sono almeno una trentina ogni giorno gli "accampati" del terminal 1
Malgrado le notizie sulla flessione di passeggeri del 2005, c’è un tipo di viaggiatori in continuo aumento a Malpensa, tanto che chi se ne occupa non sa come smaltirne il flusso in maniera dignitosa: sono i rifugiati politici, persone che da tutto il mondo arrivano all’hub lombardo per cercare scampo da paesi in guerra o da paesi in situazioni politicamente incerte o pericolose.
Ad accoglierli, nell’hub, dal 2001 c’è uno sportello dedicato completamente a loro e gestito dal Cir (Consiglio Italiano Rifugiati) e dalla Caritas, in collaborazione con polizia di Frontiera e prefettura di Varese: fino ad ora all’aeroporto i rifugiati restavano in zona il tempo necessario per i controlli, poi venivano accompagnati in strutture di prima accoglienza. Con l’inizio del 2006 le cose invece sono sostanzialmente cambiate: invece di transitare si e no una giornata in aeroporto, sempre di più hanno cominciato letteralmente ad accamparsi nelle sale di attesa del terminal 1, fino ad arrivare alla trentina di persone che si aggira, ormai “stabile”, da circa quindici giorni. Una situazione imbarazzante, nel bel mezzo delle sale vip dove attendono il loro volo calciatori e veline, manager e politici, che nasce da un vero e proprio "picco" di arrivi, soprattutto negli ultimi tre mesi, tra coloro che fuggono dal loro paese in guerra o sono perseguitati per motivi politici. «Una volta ne arrivavano intorno ai 200 all’anno, ora i rifugiati in arrivo sono più che raddoppiati – spiega
I rifugiati, che ora ricevono tre ticket al giorno per mangiare e per lavarsi, si arrangiano come possono nei bagni pubblici dell’aeroporto, stanno nel terminal in attesa di una risposta dagli operatori: il loro primo destino, dopo i controlli della polizia di frontiera, è infatti uno dei tre centri di prima accoglienza in provincia dalla Caritas (due a Varese, uno a Marzio), dove resteranno qualche settimana e saranno poi smistati in centri di seconda accoglienza.
«Inzialmente pensavamo ad un picco di arrivi eccezionale, ma poiché questo aumento comincia ad avere il carattere della stabilità sono necessarie soluzioni più durature – ammette Tenaglia – Abbiamo già presentato per questo il problema al prefetto di Varese, che ha risposto con grande prontezza, e anche con dei primi contributi straordinari, che hanno permesso di alloggiare almeno le famiglie in qualche Hotel della zona. Ma se il flusso dovesse continuare così, sarà necessario pensare a nuovi centri d’accoglienza».
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