“Vi raccomando la banca”

Tiziano Zalli, fondatore della Banca Popolare di Lodi, morì quasi povero. Onestà, solidarietà e grande senso civico le qualità del predecessore di Gianpiero Fiorani

“Vi raccomando la banca”. Tiziano Zalli, fondatore della Banca Popolare di Lodi,  prima di morire ripeté questa frase per ben due volte. Un epilogo che ha il sapore della beffa, alla luce di quanto successo un secolo dopo all’istituto diretto da Gianpiero Fiorani. A fare la differenza non sono solo i baffoni risorgimentali, il cappello e il panciotto del primo, rispetto ai vestiti griffati, i capelli impomatati e la mondanità del secondo. La cosa che colpisce è lo scarto etico abissale tra l’uomo che diede vita a questa banca e chi ne raccolse l’eredità molto tempo dopo. Zalli morì quasi povero – che per un banchiere è già di per sè una cosa curiosa –  lasciando in eredità alla comunità lodigiana la prima banca popolare italiana e un patrimonio di umanità inestimabile. «Lodi povera conosce il cuore di Zalli» scriveva il giornale locale nel giorno del suo funerale.
La storia del padre della Popolare di Lodi è stata raccontata dallo storico Ercole Ongaro nel libro “Tiziano Zalli. Una vita unicamente a vantaggio del Paese” (Editrice Sae).

Tiziano Zalli  è l’ultimo di sette figli di una famiglia benestante: il nonno ha un’azienda di formaggi e il padre è cassiere e segretario  della Camera di Commercio di Lodi. Il giovane Zalli studia dai barnabiti e si laurea in giurisprudenza a Pavia. Oppositore degli austriaci, il fondatore della Popolare di Lodi è protagonista della vita politica della città e sarà tra i sostenitori finanziari l’impresa garibaldina dei Mille. Nel 1860 fonda una società di mutuo soccorso, il cui presidente onorario è Giuseppe Garibaldi. I soci in totale sono 593, in buona parte operai e artisti, ma ci sono anche un centinaio di nobili e borghesi che finanziano la società senza ricevere  erogazioni in cambio. Discreta la presenza di soci donne, una scelta che Zalli difende con forza nonostante le pressioni per escluderle dalla società: «La società nostra con l’ammissione delle donne ha fatto un gran passo sulla via del miglioramento sociale – dirà Zalli in un discorso ai socie dell’aprile 1865 – vi è dell’imprevidenza, vi è della barbarie a riservare per gli uomini soli i benefici dell’associazione». 

I tempi per fondare la banca sono maturi. Nel 1863 Zalli illustra sul “Corriere dell’Adda” il progetto di costituire a Lodi una banca popolare. Servirà soprattutto agli artigiani e ai piccoli imprenditori che hanno difficoltà ad accedere al credito e sono costretti a ricorrere al prestito d’usura con interessi insostenibili. A dare la spallata finale ci pensa il libro di un giovane studioso ed esule veneziano, Luigi Luzzatti, dal titolo “La diffusione del credito e le banche popolari”. I due diventeranno amici e saranno i pionieri del credito popolare in Italia.

Nel 1864 viene eletto il primo consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Lodi, mentre le operazioni di prestito iniziano il primo giugno: 300 lire, per tre mesi, ai soli soci. In pochi anni la banca esce dalle mura cittadine, si radica sul territorio e apre sei filiali. La sede  principale si trasferisce in via Cavour a duecento metri dalla casa di Zalli.
Nel  giugno del 1909 Tiziano Zalli, poco prima di morire, partecipa all’ultimo consiglio di amministrazione. Lo fa con una punta di malinconia perché avverte che il suo sogno di mutualità si sta allontando. Il consiglio boccia il finanziamento alla cooperativa postelegrafonica nazionale: «perché la banca deve mantenere le proprie disponibilità a beneficio dei territori sui quali opera».

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Pubblicato il 20 Febbraio 2006
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