Aviaria, la prevenzione parte dal Comune

L'Asl ha chiamato a raccolta i sindaci varesini per definire le strategie e affrontare l'emergenza, se si presenterà

Prevenzione, lotta all’allarmismo: sono queste le parole d’ordine che hanno fatto da linee guida nell’assemblea dei sindaci della Provincia di Varese, convocata per mercoledì 1 marzo all’Insubria per fare il punto sul rischio aviaria. L’Aula magna di via Dunant era affollata di sindaci ma anche di rappresentanti della polizia locale e di giornalisti in occasione dell’incontro, che ha avuto come relatori Pierluigi Zeli e Fabio Banfi, rispettivamente direttore generale e direttore sanitario dell’Asl di Varese, Marco Magrini, responsabile del Servizio di sanità animale, Franco Turri, responsabile del Dipartimento veterinario dell’Asl, e la dottoressa Silvia Sacchi. Tanto per cominciare, una buona notizia: i due volatili ritrovati morti nel lago, presso il lido della Schiranna, non erano infetti da aviaria.

Quella che appare la priorità assoluta, non trovandoci in una vera situazione di pericolo, è lo sviluppo di una vera e propria fotografia del territorio, con una mappatura completa degli allevamenti avicoli che, naturalmente, necessita della collaborazione delle amministrazioni locali: la preoccupazione espressa da Franco Turri è stata proprio la mancata risposta di 44 tra i 141 Comuni della Provincia alle richieste di informazioni dell’Asl. Solo una volta sviluppata una mappa precisa del territorio, nel malaugurato caso di un focolaio di aviaria – che comunque, come sottolineato da Zeli, appare ancora lontano: da noi non si è verificato il passaggio di specie del virus – sarà possibile intervenire in modo razionale ed efficace. In totale finora sarebbero stati censiti 97 Comuni, per un totale di 1710 allevamenti rurali e 22300 capi, anche se si tende a vedere questi dati come sottostimati, considerata la particolarità del ‘censimento’; più a rischio i piccoli allevamenti rurali in zone umide, che saranno oggetto di un monitoraggio più accurato. La figura di riferimento nella lotta all’aviaria sarà il veterinario, cui ci si potrà rivolgere in caso di ritrovamenti sospetti di cadaveri di polli o uccelli selvatici a rischio. Nel caso del rinvenimento di animali morti appartenenti a specie non a rischio, tuttavia, i cittadini dovranno prima rivolgersi alle amministrazioni comunali, per evitare un sovraccarico di lavoro dei servizi veterinari.

A sollevare diverse domande da parte dei sindaci è stata soprattutto l’esigenza di evitare ambiguità nell’interpretazione delle norme anti-aviaria: solo per citare qualche esempio, la copertura degli allevamenti avicoli si intende come copertura totale con rete anti-passero, per scongiurare il contagio da animale selvatico a domestico, e parlando di allevamenti rurali si parla di tutti gli allevamenti da zero a 250 unità. Chiarimenti anche in merito alle norme di biosicurezza, che sono state previste dall’Ordinanza Ministeriale del 22 ottobre 2005.

Ai sindaci è stata inoltre distribuita una cartellina contenente una nota informativa dell’Asl, una serie di schede da esporre per diffondere le modalità di prevenzione del virus e l’elenco dei componenti l’Unità di Crisi Locale (U.C.L.) creata per combattere il rischio da influenza aviaria, completo di tutti i recapiti (compreso il numero di cellulare): un modo per dimostrare la vicinanza dell’Asl alle istituzioni locali.

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Pubblicato il 02 Marzo 2006
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