Cartellino Rosso contro la prostituzione forzata
Il Parlamento Europeo lancia una campagna per sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema
In occasione della festa internazionale della donna il Parlamento Europeo ha sollecitato, attraverso un progetto di risoluzione all’esame della plenaria, delle misure volte a prevenire lo sfruttamento della prostituzione in occasione di grandi eventi sportivi, come i prossimi mondiali di calcio in Germania.
Gli eurodeputati auspicano una strategia europea di sensibilizzazione rivolta anche ai potenziali clienti così come una campagna di prevenzione a favore delle possibili vittime. Al riguardo il PE ha lanciato la campagna "Cartellino rosso alla prostituzione forzata" e l’8 marzo ha organizzato un seminario, cui hanno partecipato i vicepresidenti della Commissione europea Margot Wallstöm e Franco Frattini, i commissari Spidla e Figel, esponenti di organizzazioni non governative, europarlamentari e il vicepresidente della UEFA.
A Berlino, quindi, non è solo il mondo sportivo a prepararsi all’evento, ma anche l’industria del sesso; non lontano dallo stadio olimpico, infatti, è stata recentemente aperta la più grande casa chiusa d’Europa. In Germania, paese in cui la prostituzione è legale e regolamentata dal 2002, sono già presenti 400.000 prostitute e le stime prevedono che almeno altre 40.000 donne, provenienti prevalentemente dall’Est Europa e da Paesi terzi, si aggiungano a questo numero, già enorme.
Stando a quanto denunciato da molte associazioni, organizzazioni femministe e movimenti cattolici, i nuovi arrivi saranno gestiti da centrali internazionali del traffico di esseri umani. Queste donne, spesso attirate da false promesse di lavoro e poi costrette a prostituirsi, sono quindi vittime del crimine organizzato.
Sembra discutibile al riguardo la soluzione, proposta del vicepresidente Frattini, di reintrodurre temporaneamente i visti per le donne provenienti da paesi terzi; questo provocherebbe solo un’ulteriore discriminazione nei confronti delle donne, senza peraltro colpire i trafficanti di esseri umani, i quali, anche se arrestati, vanno incontro ad una pena che possiamo considerare molto leggera in rapporto alla violenza e ai diritti che ledono.
Al di là dei vari interventi e delle dichiarazioni, tutte favorevoli ad un’azione urgente ed efficace rispetto al problema, ciò che ci preme sottolineare è che l’aula in cui si è tenuto il seminario era sì piena di persone, ma che, ad eccezione dei traduttori, degli uscieri e di qualche giornalista, si trattava di donne.
Viene allora da chiedersi perchè non fossero presenti al seminario deputati uomini, o perchè la commissione parlamentare dei diritti delle donne e dell’uguaglianza di genere conti al suo interno solo 4 parlamentari uomini su 61 membri.
Forse il problema della prostituzione forzata non riguarda tutta la società, uomini e donne?
Con un pizzico di pessimismo e di polemica, ci chiediamo se tutti i discorsi e le parole possano essere seguiti da azioni concrete, in un contesto in cui forse l’opinione pubblica maschile, o buona parte di essa, non sembra interessarsi al problema.
Alla luce del fatto che i dati sulla condizione delle donne in Europa e nel mondo continuano a delineare una situazione tutt’altro che positiva (violenza domestica elevata, anche fra le classi alte, sfruttamento di donne immigrate per la prostituzione, persistenza dell’analfabetismo femminile, mutilazione genitale, infibulazione ecc..), forse la festa della donna dovrebbe diventare una giornata di riflessione e di impegno per migliorare le cose, piuttosto che di mimose, cioccolatini e consumismo.
Tanto più che se esiste un’offerta è perchè esiste, a monte, una domanda sempre crescente, all’interno di un vero e proprio mercato europeo del sesso a pagamento.
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