“In un altro paese”, una lezione di storia e legalità
Poco publico per la prima varesina del film documentario su falcone e Borsellino. Una bella occasione persa
Giovedì sera alla Filmstudio90 di via De Cristoforis è stato proiettato il film-documentario di Marco Turco "In un altro paese", tratto dal libro di Alexander Stille "Excellent cadavers" e dedicato ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Il film ripercorre con lucidità e grande capacità narrativa la guerra di mafia che insaguinò Palermo, dalla fine degli anni Settanta fino agli omicidi dei due magistrati, e il disincanto degli anni più recenti. Il regista racconta il passaggio di potere dalla vecchia mafia ai sanguinari corleonesi, rappresentati daTotò Riina e Bernardo Provenzano, ma anche gli intrecci tra alcuni esponenti di spicco del potere politico e Cosa Nostra. Il parlamentare Salvo Lima, i cugini Salvo e i loro rapporti con Giulio Andreotti, citatissimo nel film, nel male ma anche nel bene (l’assoluzione al processo di Palermo). Nel film non c’è spazio solo per la Dc, ma anche per socialisti e i radicali (che segnarono la discussa stagione delle garanzie processuali invocate dai boss), fino ad arrivare agli avvenimenti più recenti che hanno visto la condanna del senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. Andreotti è stato assolto, ma i fatti inchiodano un’intera classe politica alle sue gravissime responsabilità morali.
Cosa Nostra non fa elaborazioni politiche complesse, non ha ideali politici «sta con chi garantisce i suoi interessi» afferma il giudice Giuseppe Ayala. Il film propone una serie di testimonianze, tra cui spiccano quelle dei magistrati Di Lello e Ingroia. Marco Turco segue Stille nel suo incessante peregrinare tra palazzi di giustizia, archivi e biblioteche, accompagnato dalla palermitana Letizia Battaglia, memoria fotografica della lotta alla mafia, che oggi ha scelto di vivere a Parigi. "In un altro paese" era la prima volta che veniva proiettato a Varese, grazie all’impegno del coordinamento provinciale di Libera, Coop Lombardia e Filmstudio 90. Una bella occasione persa – vista la scarsa affluenza nella sala -per ristabilire un po’ di verità su una storia rimossa troppo velocemente.
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