Io c’ero

Due email, di Cinzia Colombo e di Antonia Parisiotto danno due diverse letture dei fatti legati alla manifestazione della comunità islamica

Riportiamo di seguito le versioni integrali di due diverse email arrivate nella posta della redazione nella tarda serata di sabato.
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Io c’ero. Ero presente con altri e altre cittadini gallaratesi al presidio del centro culturale islamico tenutosi oggi pomeriggio in piazza Risorgimento, a Gallarate. Ero presente a condividere con i mussulmani gallaratesi la richiesta che un diritto costituzionalmente garantito venisse finalmente rispettato, nella consapevolezza che questa lesione di democrazia e di libertà riguarda tutti e tutte. Perché quando il diritto di qualcuno viene calpestato sono i diritti di tutti i cittadini (qualunque sia la provenienza, il colore della pelle, il credo religioso) a essere indeboliti.
Ero presente e con i miei occhi, che sono due esattamente come quelli dei mussulmani, ho visto: ho visto i rappresentanti di Sos Italia, in compagnia del vicesindaco di Gallarate, tentare di provocare la comunità islamica affiggendo manifesti denigratori anche fuori dagli spazi elettorali riservati al loro partito, alla faccia del rispetto delle regole e della legalità o forse in perfetta coerenza con la richiesta di una legalità a senso unico che sta ormai ampiamente caratterizzando alcune forze politiche della città. Ho visto una persona ferita, tanto che si è reso necessario l’intervento dell’ambulanza, colpita sulla testa da un membro del gruppo che “pacificamente” manifestava il proprio dissenso al luogo di culto islamico, sempre nel rispetto delle regole che valgono solo per gli altri. Ho visto una comunità islamica che nel comprensibile sdegno non ha usato violenza, come forse qualcuno, al di là del cordone della polizia, avrebbe desiderato per raccimolare qualche voto intollerante alle prossime elezioni. Ho sentito pronunciare da chi proteggeva la civiltà occidentale insulti e falsità, mentre  la comunità islamica ha continuato a chiedere il dialogo per ricercare una possibile soluzione. Ben sapendo (i mussulmani immigrati come i nativi gallaratesi) che, a volerlo, una soluzione si può trovare rapidamente; che non sono reali problemi tecnici o urbanistici a impedire che l’amministrazione cittadina risolva la questione, ma che c’è una volontà politica di discriminare e di negare un diritto tutta tesa a nascondere i veri problemi di Gallarate che l’amministrazione non ha saputo e voluto affrontare.

Ha ragione Paolo Caravati nel rammaricarsi per quel che i cittadini gallaratesi hanno dovuto vedere: peccato che chi ha compiuto gesti, a cui   anch’io mi auguro di non dovere più assistere, erano in piazza in buona compagnia.

Cinzia Colombo

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I titoli dei nostri manifesti: "sos italia – consumatori – difesa dell’occidente". Punto e a capo. Mi trovi lei redattore cosa c’è di "razzista" in questi manifest elettorali!
Allora se il vostro cronista trova spazio in oltre trenta righe alle dichiarazioni di due presunti portavoce di "al kayda", si ricordi che le loro funzioni sono in lingua araba per cui non sappiamo cosa dicono, quindi…ma se desidera noi abbiamo la copia della registrazione ambientale della digos di Milano di una funzione di viale Jenner il venerdì pomeriggio dove occupano  migliaia di islamici marciapiedi e manto stradale, cioe un marciapiede e un viale italiano! Non chiusi dentro un edificio come noi cristiani. E’ allucinante: parla di incendiare il nostro paese, di sgozzare italiani in nome della jiad, la guerra santa. Richiedete copia alla digos e mettetevi una mano sul cuore. Onore ai caduti di Nassirya.

avv.Parisotto Antonia
sos italia coordinatore provinciale Milano

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Pubblicato il 26 Marzo 2006
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