La protesta dei lavoratori di Banca Intesa: «Siamo bancari, non venditori»
Il sistema di incentivazione tra i motivi dello sciopero del 3 marzo, che verrà replicato venerdì 10
E’ stato uno sciopero partecipato, quello del 3 marzo, per i lavoratori di BancaIntesa: sul tavolo non aumenti di stipendio, ma – stupisce a dirlo, in una categoria che nell’immaginario è ancora privilegiata – le condizioni di lavoro. E, tra le altre cose, i bancari di Banca Intesa protestano contro il sistema di incentivazione pensato dal loro istituto di credito per arrivare a conseguire i budget, cioè gli obiettivi di vendita della banca. E quello che prima era il segreto di Pulcinella, detto sottovoce e conosciuto da tutti gli operatori, è ora oggetto di una agitazione aziendale di livello nazionale.
«I bancari, specialmente quelli a contatto con i clienti, lavorano su indicazioni dell’azienda, soprattutto per il conseguimento dei budget di filiale: un tot di conti correnti, un tot di mutui eccetera – spiega Filippo Pinzone (secondo da sin., nella foto), rappresentante della Fabi in BancaIntesa – Gli impiegati sono incentivati a raggiungere i budget fissati, che variano periodicamente, e che integrano lo stipendio, con erogazioni in forme variabili».
La banca, con il sistema dei budget, segnala ai bancari quale prodotto spingere: di questi tempi, risulta sottoposta a budget la NON chiusura di conti, per esempio. Ma è stato così anche per i mutui, per certi prodotti finanziari, per l’assegnazione di carte di credito. Il raggiungimento del budget, cioè del numero di prodotti venduti o del capitale raccolto, viene poi remunerato con un premio annuo. Stupisce perciò che quello che sembrerebbe essere un vantaggio economico per il bancario sia oggetto di una vertenza: «Innanzitutto, questi vantaggi economici non sono poi così eclatanti come si crede – Precisa però Pinzone – In compenso i colleghi sono sottoposti a pressioni alla vendita di prodotti e servizi davvero eccessive».
Pressioni che non riguardano solamente gli impiegati ma anche la clientela stessa, sottoposta a proposte di vendita da parte di figure professionali che molti considerano ancora "funzionari imparziali". Ma, questa, è un’altra storia.
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