“Per vincere la guerra al falso serve il coraggio di schierarsi”

Associazione Chimica Tessile e Coloristica, Camera di Commercio e Provincia alleate per contrastare il fenomeno, che mette a repentaglio interessi vitali dell'industria locale

C’era una volta il mercato del falso. Si andava dal vu cumprà di turno e ci si prendeva delle imitazioni più o meno lontane dall’originale di borse e abiti di grandi firme. A lamentarsi erano solo queste ultime. Oggi la situazione è diversa: il falso invade il mercato e strangola anche marche che non fanno grandi investimenti in pubblicità, e il cui nome non è così noto. In congiunzione con l’alluvione di prodotti dalla Cina e dai paesi in via di sviluppo, il problema si fa enorme, e la necessità di contrastarlo acutissima.
Da qui il convegno
"Prodotti tessili ed abbigliamento: reali opportunità di salvaguardia ed interventi nella lotta alla contraffazione", organizzato al Museo del Tessile dalla sezione Nord-Ovest Lombardia dell’ACTC (Associazione Chimica Tessile e Coloristica), occasione importante per fare il punto su un problema divenuto di primaria importanza.

Come sottolinea Piero Sandroni (foto), presidente di ACTC Nord-Ovest Lombardia si tratta di un convegno inusuale per quella che, in fondo, è un’associazione di tecnici e non di aziende. ma il destino degli uni e degli altri è legato a doppio filo – e se anche quel filo viene contraffatto, non è detto che tenga. "Serve il coraggio di schierarsi" ha detto Sandroni, da parte di tutti: aziende, istituzioni, governo. Lo ha ripetuto con forza anche Angelo Belloli, presidente della Camerta di Commercio di Varese, ricordando cifre alla mano che percentualid al 60 all’80% dei prodotti tessili in circolazione non sono conformi agli standard europei, con situazioni di particolare gravità per quanto riguarda il rispetto delle norme ecologiche e sanitarie sulla presenza di sostanze tossiche, come le ammine aromatiche, e i prodotti venduti al dettaglio dagli ambulanti: ma anche le grandi catene sono tutt’altro che a buon punto. Ciò avviene, ricorda Belloli, mentre i Paesi dell’Europa del Nord resistono strenuamente alle richieste per l’indicazione obbligatoria dell’origine dei prodotti, e la Francia si chiude a riccio a difesa delle aziende nazionali, alla faccia del liberismo che la UE pratica poi, nei fatti, nei cofnronti delle merci proveneienti da Paesi terzi.

"I controlli sono strumento di garanzia, se applicati con regole uguali per tutti" invoca Belloli, e regole eguali per tutti chiede anche l’assessore provinciale Gigi Farioli: "Libero mercato oggi vuol dire fair trade e trasparenza: bisogna saper scegliere i veri interessi del territorio". E proprio gli interessi industriali lesi del tessile varesino sono alla base di questa presa di coscienza. Ironicamente, viene il mente il tempo in cui le nazioni europee, sovrappopolate e in via di esplosiva e caotica industrializzazione, invadevano non solo con le merci, ma fisicamente e armi in pugno, il resto del mondo, aprendosi mercati forzosi e protetti da alte tarfiffe. Quel mondo svanì nell’abominio delle due guerre mondiali, figlie del nazionalismo. Oggi, in tempo di Europa e liberismo, si spara di meno, ma le crisi si fanno sentire ancora.

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Pubblicato il 10 Marzo 2006
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