Ribolla: «Confindustria non è affatto spaccata»
Una nota del presidente di Univa precisa alcuni effetti del convegno di Vicenza
Riceviamo e pubblichiamo
Qualcuno, dopo il convegno del Centro Studi Confindustria di venerdì e sabato scorsi, ha accreditato la tesi che Confindustria sia spaccata.
Non è vero.
Al convegno di Vicenza è stata presentata, dal Centro Studi Confindustria, la situazione dell’economia, nazionale e internazionale, e ne è emerso che, per il nostro Paese, vi sono sì dei problemi ma che non vi è nulla di catastrofico. In tale contesto, allo stesso convegno sono state presentate le richieste delle imprese per superare le difficoltà e su tali richieste la Consulta dei Presidenti delle Associazioni Industriali appartenenti al Sistema Confindustria – oltre 400 imprenditori – si è espressa, nella mattina del venerdì, in maniera totalmente unanime.
Le richieste sono quelle di avere un contesto con maggiore concorrenza, di favorire l’innovazione, di alleggerire la pressione fiscale, di diminuire il cuneo fiscale, di rendere il Paese meno dipendente dall’estero per il fabbisogno energetico. Anche la nostra Unione Industriali, lo scorso 7 marzo, aveva del resto presentato, nel corso di una conferenza stampa, una serie di richieste, in vista delle prossime elezioni, assolutamente in linea con quelle di Confindustria.
L’unanime condivisione delle tesi sostenute da Confindustria è la riprova che il nostro Sistema associativo è assolutamente coeso sulle posizioni di merito, sulle questioni che contano, cioè sull’individuazione dei bisogni e delle risposte da dare ai bisogni dell’economia italiana. Che sono il vero problema su cui occorrerebbe discutere.
Il sistema Confindustria è solito – lo ha fatto anche a Vicenza – esprimersi sui risultati dell’azione di governo. Quando le decisioni politiche sono andate incontro alle esigenze dell’economia e delle imprese, Confindustria ha espresso apprezzamento e così è stato, nel recente passato, con riferimento, ad esempio, alla flessibilità introdotta nel mercato del lavoro, alla riduzione del carico contributivo, alla tutela del Made in Italy. Allo stesso modo, Confindustria non può non rimarcare ciò che ritiene essere ancora necessario fare per migliorare la nostra economia: la quale, di per sé, non è né di destra, né di sinistra.
Il sistema Confindustria – e, all’interno di questo, sicuramente l’Unione degli Industriali della Provincia di Varese – è equidistante dai partiti politici e, per quanto appena ricordato, può e deve, nell’interesse di tutte le imprese, fare le proprie valutazioni sulle scelte del mondo politico in ragione dei risultati che vengono conseguiti. Ciò non significa essere pro o contro qualcuno.
Da ultimo, si deve sottolineare ancora una volta la necessità di abbassare i toni del confronto politico e di riportare il dibattito sui contenuti e sull’indicazione delle modalità attraverso le quali si intendono realizzare gli enunciati dei programmi elettorali.
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